Pizzaioli napoletani divisi sulla prossima apertura sul lungomare partenopeo della lussuosa pizzeria di Flavio Briatore: c’è chi dà il benevenuto a una iniziativa ‘coraggiosa’, chi la considera una contaminazione all’insegna dello show, mentre i consumatori temono che la margherita a 17 euro possa innescare un aumento indiscrimiato dei prezzi.
“La pizza Margherita a Napoli significa trecento anni di storia in un boccone solo e 90 secondi in un forno a legna: tutto questo Flavio Briatore non potrà trasmetterlo mai ai suoi clienti”, dice Paolo Surace, della storica Pizzeria Mattozzi di Piazza Carità, nel centro di Napoli.
A suo avviso, la qualità della pizza napoletana è indissolubilmente legata al territorio, alla storia e alla cultura di Napoli ed ogni contaminazione va respinta.
“Briatore – afferma Surace – non vende la pizza. Lui vende lo show, lo spettacolo, il locale lussuoso, tutte cose che non fanno parte di noi. La pizza napoletana è sinonimo di semplicità, di ingredienti locali e genuini, appartiene al popolo. Quello che conta è la qualità: Briatore usa un impasto tutto suo che non può dirsi napoletano. Quindi che gli direi? Che è un grande imprenditore, ma come pizzaiolo è zero proprio”.
Riguardo al prezzo Surace spiega che “non ci sarà mai uno standard, perchè molto influisce la location: è chiaro che se spendi trentamila euro d’affitto per un locale sul lungomare sei costretto a vendere una pizza a 11 euro. In un locale come il nostro, dove i costi sono molto più bassi, una margherita la vendiamo a 6. Ed è questo il prezzo giusto per una pizza di qualità”.
“Faccio un in bocca al lupo a Flavio – è invece il commento di Gino Sorbillo – invito gli imprenditori ad investire nella nostra città. Sicuramente se ha scelto Napoli è perché avrà valutato tante cose. E’ un’operazione comunque coraggiosa perché in passato altre pizze non hanno tanto funzionato, mentre la napoletana sia in altre città, ma anche all’estero è stata vincente nella maggior parte dei casi. Mi auguro che questo suo nuovo progetto, che si basa su una pizza diversa, anche servita in maniera acrobatica, piaccia molto ai clienti e si creino tanti posti di lavoro. Inviterei anche altri imprenditori di altre tipologie di attività ad investire a Napoli, Napoli è capoluogo della tradizione ma anche dell’innovazione e anche questa apertura di Briatore lo dimostra”.
“Siamo aperti a tutte le novità e siamo ben felici che un gruppo così importante venga a Napoli a creare impresa”, il commento di Alessandro Condurro, ad de l’Antica Pizzzeria Da Michele in the world. “Personalmente – aggiunge – ci andrò per provare il prodotto e per vivere l’esperienza. La pizza è un piatto democratico, è quindi di tutti e di tutti coloro che hanno voglia di sperimentare e declinarla nei vari modi. Sono molto curioso di vedere come reagiranno le persone, comunque faccio un grosso in bocca al lupo a Crazy Pizza”.
Un altro pizzaiolo storico di Napoli, Errico Porzio, torna sul concetto che il locale di Briatore non può essere definito una vera e propria pizzeria. “Tre anni fa quando andai a trovarlo a Roma ho già espresso il mio pensiero, nel senso che le sue non sono pizzerie, sono locali di tendenza, quindi chi vuole paragonare Crazy Pizza a una pizzeria napoletana sbaglia, è un paragone che non c’è proprio. Chi va da Crazy Pizza – aggiunge Porzio – va per divertirsi, per ballare e soprattutto anche per bere. Nei suoi locali certamente non si trova la birra commerciale, si trova lo champagne. Lui può fare cento clienti al giorno, nei nostri locali anche 300 o 400. Sono locali diametralmente opposti. Io sarò sicuramente uno dei suoi primi clienti”.
“Avremmo preferito che essendo una pizza diversa, Briatore gli avesse dato un nome diverso e non uno di imitazione”, afferma Stefano Auricchio, direttore generale dell’Associazione verace pizza napoletana. “Nel fare l’in bocca al lupo a un imprenditore che investe nella nostra città – prosegue Auricchio – siamo certi che il vero lusso sia nella semplicità, altrimenti è sfarzo. La Pizza Napoletana e la sua arte riconosciuta come patrimonio immateriale dell’umanità, sin dai tempi della regina Margherita ha soddisfatto il palato sofisticato di reali e vip.
Oggi il locale di Briatore va a ad arricchire l’offerta napoletana ed è sicuramente una cosa buona; riguardo al prezzo della margherita, noi di tradizione siamo convinti di poter continuare ad offrire un prodotto eccellente a prezzi più umani, mentre per il locale di Briatore l’offerta è diversa quasi teatrale”. Vincenzo Damiano, della Pizzeria RoVi di Ercolano, è convinto che “sarà una grande apertura quella del Crazy Pizza di Briatore. Possiamo essere daccordo sul fatto che la pizza non è quella tipica napoletana a ruota di carro, e che ognuno fa il suo lavoro come meglio crede, ma possiamo anche essere daccordo sul fatto che più imprenditori di un certo spessore arrivano a Napoli, piu la città prende Prestigio. Noi sicuramente lo aspettiamo con grande entusiasmo. Gli auguriamo solo il meglio”.
Sul caso della pizza non per tutti, Flavio Briatore trova l’alleato che non ti aspetti nel Codacons, che difende l’imprenditore e bolla la polemica come ipocrita. “Sul prezzo della pizza assistiamo ad un balletto ridicolo – afferma il presidente di Codacons Carlo Rienzi -. A Napoli i pizzaioli da sempre sostengono che la pizza deve essere accessibile a tutti e avere un costo basso, peccato però che questi stessi esercenti, quando aprono una pizzeria a Roma o a Milano, non applichino ai consumatori gli stessi prezzi praticati a Napoli”. E’ il caso – viene ricordato – di una nota pizzeria napoletana che nella sua sede nel centro di Roma vende alcuni tipi di pizze a prezzi che sfiorano i 14 euro, un listino non esattamente ‘popolare’ e non alla portata di tutti. Per non parlare di Milano, dove una semplice margherita può arrivare a costare in alcuni locali anche 25 euro. “A incidere sul prezzo di una pizza sono molteplici fattori, dalla qualità delle materie prime utilizzare a tasse, affitti, stipendi, ecc. – prosegue Rienzi -. Quello che conta è che i listini siano adeguatamente indicati al pubblico e che i prezzi siano trasparenti, senza balzelli ed extra-costi che sempre più spesso trasformano lo scontrino in una brutta sorpresa per i consumatori. Invitiamo Briatore ad un confronto col Codacons – l’invito di Rienzi – per definire un menu a prezzi calmierati da adottare magari un giorno al mese allo scopo di permettere anche a chi ha meno possibilità economiche di trascorrere una serata nei suoi locali”.