Emozioni, coraggio, lacrime e sangue, dolore e riscatto…
Questo lo scenario dell’incontro che si è tenuto il 24 u. s., a Scampia, presso il Liceo Vittorio Veneto di via Labriola con la partecipazione anche di alcune classi dell’Elsa Morante, dove studenti e testimoni di familiari di vittime innocenti hanno donato l’un l’altro ascolto e confronto.
L’incontro, fortemente voluto da Patrizia Palumbo, presidente dell’associazione DreamTeam Scampia-Donne in Rete
“perché parlare ai ragazzi è ridare la vita”, è incluso nei numerosi eventi di MarzoDonna 2017 organizzato dal Comune di Napoli.
La naturale allegria dei ragazzi si è immediatamente trasformata nel silenzio raccolto e attento di chi è stato travolto dalla vita e ne viene responsabilizzato; no, non colpevolizzato, ma “responsabilizzato” affinché le storie delle voci narranti, il loro sgomento e il dolore non debbano appartenere più ad altre famiglie, altre donne, altre madri, sorelle, figlie, mogli.
Nelle parole di Maria De Marco, in rappresentanza dell’VIII Municipalità, “bisogna lasciarsi attraversare dal dolore” consentendo che qualcosa resti dentro di sé e trasformi il proprio quotidiano affinché quel tipo di dolore che non può che lasciare sgomenti, smetta di essere riproducibile in un tempo che divenga “sempre”.
La voce pacata, i volti pallidi, gli occhi che cercavano dal palco lo sguardo dei ragazzi per carpirne la profondità dei cuori, il silenzio della sala prostrata nell’ascolto, le lacrime delle testimoni che divenivano lacrime del pubblico, hanno dato testimonianza non solo della morte, ma del coraggio della vita in queste donne provate, ma forti e attente al loro compito di restituire attraverso la narrazione la vita ai propri cari.
Questo è il coraggio delle donne, queste sono le scelte delle donne che pur con voce rotta e interrotta dal pianto hanno dato vigore alle proprie parole per “urlare” il coraggio del “mai più”.
Molte le donne che hanno offerto la propria testimonianza, donne che tra le lacrime costruiscono amore.
Tante le voci, uno solo il senso: opporsi all’oltraggio della morte violenta attraverso l’amore per la vita e per le persone.
Testimoni e voci di questa narrazione sono state: Alessandra Clemente, figlia di Silvia Ruotolo; Raffaella Landieri e Anna Landieri, rispettivamente madre e cognata di Antonio Landieri; Maria Romanò, sorella di Attilio; Anna Copertino, che è stata la voce narrante di Gianluca Ciminiello; Antonella Leardi, madre di Ciro Esposito; Angela Iovino, dolcissima moglie d Maikol Giuseppe Russo.
La storia di ciascuna di queste vittime, moltiplicata nel dolore di ciascuno dei familiari, è la voce di persone che sono state coinvolte in una morte non cercata da assassini malefici che le hanno strappate al loro quotidiano. Una madre strappata all’affetto e al bisogno dei suo figli; giovani rubati alla vita mentre lavoravano, o giocavano, o seguivano la squadra del cuore.
Vite strappate, interrotte e, talvolta, calpestate e diffamate prima che la verità fosse resa nota. Vittime del silenzio, dell’equivoco sollevato dalla stampa facile che cerca il clamore e non la verità. Vittime che non hanno potuto seguire i propri sogni, abbracciare la donna che amavano o accarezzare i sogni dei propri figli.
Vittime di un sistema che confonde i valori con il potere e i facili guadagni con il benessere (essere bene) delle persone.
Il coraggio di queste testimonianze è nella scelta di raccontare la storia e il dolore affinché i ragazzi abbiano una scelta, possano intravedere un’alternativa possibile, perché la violenza uccide gli innocenti, ma anche chi li uccide perchè nulla resta della vita a chi ruba la vita di un altro.
Il coraggio della testimonianza di queste donne è la scelta di offrire il proprio amore illimitato oltre la morte, dare la propria voce per incitare i giovani al cambiamento, questo il senso della narrazione, questo il valore della testimonainza.
Queste donne, oggi e sempre, con coraggio hanno insegnato che “essere fieri di se stessi dalla parte giusta significa essere liberi”, che mostrare la propria fragilità arricchisce il senso e che, infine, il coraggio della vita non è il sopruso verso gli innocenti, ma innocenza è amare gli altri.
di Loredana De Vita
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