Massacro Charlie Hebdo: ecco come reagisce il mondo

Il massacro di Charlie Hebdo ha sconvolto il mondo: l'arte e il web rispondono come possono a questa estrema censura. Ecco alcune immagini.

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Il 7 gennaio 2015 è una data che, purtroppo, rimarrà nella storia. Il nuovo anno è cominciato con una tragedia che ha sconvolto l’opinione pubblica e che ha minato un principio sacrosanto: la libertà. Il massacro Charlie Hebdo è stato definito l’11 settembre del giornalismo, quell’11 settembre in cui fu attaccata l’America e tutto l’occidente si ripete in Francia, dove ad essere attaccata è la libertà di espressione. Durante la consueta riunione mattutina della redazione di Charlie Hebdo, a cui erano presenti tutti i principali giornalisti e disegnatori del periodico, due attentatori franco algerini, Said Kouachi di 34 anni e il fratello Cherif di 32  hanno fatto irruzione incappucciati e armati di kalashnikov al grido “Allah Akbar! Abbiamo vendicato il Profeta. Abbiamo ucciso Charlie Hebdo. Siamo di Al Quaida!“. Un’altra persona, Hamid Mourad di 19 anni, si è consegnata alle autorità ed è indagata per complicità. I criminali hanno causato, così, 12 morti, 10 giornalisti e 2 poliziotti (uno dei quali freddato per strada senza pietà), e 8 feriti per rappresaglia, dopo la pubblicazione di alcune vignette che riguardavano l’Islam. Charlie Hebdo è un dei periodici satirici europei più noti nel mondo per le prese di posizione dissacranti e provocatorie sul terrorismo di matrice islamica, ma non solo. Durante l’attentato hanno perso la vita il direttore del giornale Stéphane Charbonnier,  Bernard Verlhac, Jean Cabut e, il vignettista più noto da noi in Italia, dove i suoi lavori comparivano su Linus, Georges Wolinski padre dell’erotismo a fumetti e autore di Paulette.

Una disegnatrice che lavora per il periodico, Corinne Rey,nota come Coco, ha raccontato al giornale francese Humanité: “Ero andata a prendere mia figlia all’asilo, e arrivando davanti alla porta dell’edificio due uomini incappucciati e armati ci hanno minacciato in maniera aggressiva. Volevano entrare, salire. Ho inserito il codice. Hanno sparato a Wolinski, Cabu… è durato cinque minuti… mi sono nascosta sotto una scrivania… Parlavano francese perfettamente. Dicevano di essere di Al Qaida”. La vignettista è stata fermata all’ingresso della sede francese della redazione e minacciata dai due killer ai quali ha fornito il codice segreto per entrare, dopodiché si è rifugiata sotto ad una scrivania mentre i terroristi facevano fuoco contro i suoi colleghi.

Professionisti o killer improvvisati?

Dalla freddezza con cui i due killer hanno ucciso senza nessuna pietà le vittime dell’agguato e dalla precisione dei proiettili si direbbe che si sta parlando di professionisti addestrati. Eppure i terroristi si sono dimostrati anche abbastanza imbranati: prima dell’agguato hanno rubato un’auto con dentro un cane che poi hanno fatto scendere dall’abitacolo, ne rubano un’altra e dentro lasciano alcuni documenti che sono serviti poi ad identificarli. Durante una sparatoria uno dei due perde una scarpa, e inizialmente scambiano un altro edificio, sito al numero civico 6, per la redazione che avevano intenzione di attaccare che si trova, invece, al numero 10. Anche le modalità della fuga fanno pensare a due killer improvvisati: per raggiungere il poliziotto ferito, che poi uccideranno in strada a sangue freddo, lasciano l’auto molto lontano da quest’ultimo, gli si avvicinano entrambi, anche se sarà solo uno a sparargli, e non si guardano le spalle a vicenda. Inoltre, sono molto lenti nella fuga. Chi sono realmente questi due esaltati?

E adesso? Come sta reagendo il mondo?

La Francia è distrutta, commossa e impaurita. Questa mattina, a 24 ore dalla tragedia, tutti a Parigi si sono fermati per qualche minuto di silenzio a mezzogiorno per ricordare le vittime e in migliaia sono scesi tra le strade della città in sostegno e difesa della liberté. Messaggi, fiori e matite invadono l’esterno della redazione di Charlie Hebdo, mentre ancora si dà la caccia ai due killer. 88mila le teste di cuoio della polizia armate che presidiano alcuni luoghi della città per acciuffare gli autori della strage che sono ancora a bordo di una Clio nera e che sono stati avvistati in Piccardia. I posti di blocco sono ovunque e Parigi è blindata. Massima allerta in tutta l’Europa, anche a Roma.

Charlie Hebdo preso di mira già in passato

Non ho paura delle rappresaglie. Non ho figli, non ho una moglie, non ho un’auto, non ho debiti. Forse potrà suonare un po’ pomposo, ma preferisco morire in piedi che vivere in ginocchio“. Leggere oggi queste parole fa venire i brividi: sono quelle del direttore di Charlie Hebdo Stéphane Charbonnier, noto come Charb, morto durante l’attacco terroristico, che aveva rilasciato durante un’intervista del 2012. Charb era appena stato messo sotto protezione dopo aver subito minacce di morte per alcune vignette da lui disegnate che riguardavano Maometto. La sede parigina di Charlie Hebdo fu data alle fiamme per rappresaglia nel 2011.

Nel 2006 sulla copertina del settimanale spunta una caricatura di Maometto con il turbante a forma di bomba e una vignetta che recitava: “È dura essere amati da dei coglioni“. Arrivano le prime minacce di morte e denunce anche dalla Gran Moschea di Parigi alla redazione che viene subito messa sotto protezione. Nel 2011, invece, la sede del giornale fu attaccata da alcune bombe molotov che generarono un enorme incendio da cui, per fortuna, ne uscirono tutti illesi. Il motivo, stavolta, era l’uscita di un numero speciale intitolato Sharia Hebdo firmato dal direttore Maometto stampato dopo le elezioni degli islamisti in Tunisia. Nello stesso anno anche il sito web di Charlie Hebdo subì due attacchi hacker da parte di alcuni informatici turchi che fecero comparire sulla home page una foto della Mecca e dei versi del Corano.

L’altra faccia dell’Islam (quella più vera)

L’Isis non ha rivendicato l’attentato ma inneggia ugualmente ai killer definendoli “eroi” per aver ucciso 12 infedeli. In radio hanno diffuso un messaggio che recita: “Jihadisti eroi hanno ucciso 12 giornalisti che lavoravano per la rivista francese Charlie Hebdo e hanno ferito altre 10 persone per vendicare il Profeta“. Ma ovviamente, non tutti gli islamici sono estremisti. E ciò che è triste è il fatto di doverlo anche ricordare. #NotInMyName è l’hashtag che sta girando sul web creato da alcuni musulmani che si scagliano contro l’Isis e le sue forme di violenza: “Siamo stanchi di essere descritti come terroristi. La nostra religione non prevede la violenza!“. Anche un’emittente tv araba, Al Iraqyia, deride i militanti dello Stato Islamico con cartoni animati, caricature e sketch per dimostrare che “non tutti gli arabi sono estremisti“. Un produttore libanesi di una serie televisiva satirica, Ktir Salbe Show, ha spiegato: “Queste persone non rappresentano l’Islam. Prendendoli in giro, gli facciamo vedere che siamo contro di loro“.

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