Una festa, sì, ma in tono minore. Quest’anno il Mediterranean Pride of Naples, inserito nell’ambito dell’Onda Pride che travolge l’Italia intera, si è svolto all’ombra, ancora fortemente presente, del lutto cittadino per la morte di Ciro Esposito. Appena ieri la città dava l’ultimo addio al suo eroe, vittima dell’odio razziale e di un tifo malato. Proprio ieri a Napoli si scriveva una pagina tragica della storia partenopea e italiana. Una storia che certo la comunità Lgbt non poteva fare a meno, oggi, di ricordare.
“Mai più violenza” è lo slogan del Pride di quest’anno in una città ancora ferita dalla recente perdita di uno dei suoi figli. In 10mila hanno sfilato per le strade di Napoli, da piazza Dante attraverso piazza del Plebiscito fino a Castel dell’Ovo, per ribadire il messaggio universale di pace e amore. Presenti anche le delegazioni Arcigay Basilicata e Grosseto. Numerosissime le associazioni che hanno preso parte alla manifestazione: i sindacati Cgil e Uil, garanti dei diritti delle persone Lgbt sul lavoro, che hanno sfilato unite con un solo striscione, Amnesty International, da sempre in lotta per la tutela dei diritti, il Laboratorio di Integrazione della Federico II, impegnato nel contrasto alla discriminazione sessuale in ambito universitario. E poi il popolo: migliaia di persone, omosessuali transessuali e eterosessuali, tutti uniti per affermare con forza il diritto di tutti alla parità. Non ha sfilato invece, in segno di rispetto per il lutto cittadino, il sindaco Luigi De Magistris, presente solo all’apertura del corteo. Il primo cittadino ha ribadito ancora una volta la “centralità di Napoli come città di accoglienza e di amore, in contrasto a ogni forma di odio e violenza”, e ha poi lasciato la manifestazione per tornare in Comune.
L’orgoglio per questo Pride che più di ogni altro rappresenta un punto di svolta per i diritti delle persone Lgbt in una città che, dopo la decisione del sindaco di trascrivere le unioni civili contratte all’estero nei registri anagrafe del Comune, si configura sempre più come la capitale del Mediterraneo per accoglienza e integrazione, si trasforma quindi in un appello accorato alla non violenza. “Perché la violenza non è solo quella che si consuma negli stadi” spiega Claudio Finelli, presidente Arcigay Campania e organizzatore dell’evento “We are the Pride” che ieri sera a piazza Bellini si è trasformato in una fiaccolata in memoria di Ciro, “ma è anche quella che si declina sottoforma di omofobia e transfobia”. “A entrambe, a tutte le forme di violenza, noi oggi diciamo basta” gli fa eco Antonello Sannino, presidente Arcigay Napoli.
This post was published on Giu 28, 2014 23:06
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