Ritratto del grande artista scomparso prematuramente
di Fabio Iuorio
Salvatore Antonio Gaetano, meglio conosciuto come Rino Gaetano, è stato uno dei pochi grandi innovatori della musica leggera italiana, un menestrello moderno. Nato a Crotone il 29 ottobre del 1950, ha toccato l’anima di molti italiani non solo nella sua epoca ma anche post mortem, trasformandolo da cantante innovatore a vero mito. Trasferitosi a Roma con la famiglia, quando aveva appena dieci anni, riesce a conoscere qualche anno dopo nel locale Folkstudio artisti come Antonello Venditti e Francesco De Gregori e a chiarire anche le idee sul suo concetto di musica: ironia, satira, le parole chiave che saranno la caratteristica fondamentale delle sue canzoni. Oltre alla grande capacità umana e artistica di guardare molto lontano e di essere stato molto lungimirante. Nel 1973 esce il suo primo 45 giri con la canzone I Love You Maryanna, ma preferisce firmare questo disco con lo pseudonimo di Kammamuri’s, una scelta dettata, forse, dalla sua insicurezza. Rino amava definirsi autore non cantante, forse a causa della sua voce non proprio intonata ma che rappresenterà poi uno dei fattori chiave del suo successo.
Da quel 45 giri, inizia la sua popolarità, trattando temi di satira politica, ironici. Un grillo parlante, uno controcorrente. Fuori da ogni schema. Ricordiamo solo alcuni dei suoi più grandi successi come Il cielo è sempre più blu, Aida, Ahi Maria, Nuntereggae più, Berta Filava, Gianna, Sfiorivano le viole e Spendi spandi effendi. Il cielo è sempre più blu, è il pezzo che nel 1975 gli fa compiere il gran salto in cima alle classifiche. Fino ad ottenere un vero e proprio successo con la canzone “Gianna” al Festival di Sanremo del 1978 classificandosi al terzo posto. Sembra finalmente che la strada giusta sia intrapresa. Il 1979 è l’anno del disco “Resta vile maschio dove vai” – il brano omonimo verrà scritto dal grande Mogol- e nei mesi estivi arriverà il grande successo con l’indimenticabile ballata “Ahi Maria”. Il disco gli permetterà di lasciare la It, piccola casa discografica, e di firmare il contratto con la multinazionale RCA. È l’inizio di una serie di tournee che lo renderanno popolarissimo in tutta Italia. Una canzone su tutte merita di essere citata però, per l’inquietante coincidenza con la conclusione della sua breve vita, La ballata di Renzo, dove un uomo muore dopo essere stato rifiutato da ben tre ospedali e persino dal cimitero, proprio tutto ciò che qualche anno dopo l’incisione del brano capiterà proprio a lui.
Uomo ribelle, contro tutti gli stereotipi della società, Rino ha dato vita ad un nuovo genere musicale, del tutto diverso dalla musica dell’epoca improntata su temi d’amore, sdolcinati: la satira, verso le consuetudini, le etichette di un falso perbenismo, e cercando con i suoi testi anche di “punzecchiare” tutto il mondo politico senza esclusione di nessuno. La canzone esempio di questo suo sberleffo è Nuntereggae più con cui, a ritmo di reggae, critica Gianni Agnelli, Enrico Berlinguer, le logge massoniche e lo scandalo della spiaggia di Capocotta, e proprio in occasione dell’uscita di questa canzone lo stesso Rino, sapendo di essere diventato un personaggio scomodo afferma – “C’è qualcuno che vuole mettermi il bavaglio! Io non li temo! Non ci riusciranno! Sento che, in futuro, le mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni! Che, grazie alla comunicazione di massa, capiranno che cosa voglio dire questa sera! Capiranno e apriranno gli occhi, anziché averli pieni di sale! E si chiederanno cosa succedeva sulla spiaggia di Capocotta”. La sua morte prematura a causa di un incidente stradale, a soli 31 anni, ha destato non pochi sospetti sui punti oscuri di questa disgrazia.
Nonsense, teatro, satira, cabaret sono tutti ingredienti non adottati dal personaggio Rino, ma che caratterizzano il suo vero Io; viene spesso ricordato come l’autore di Gianna o colui che indossava un cilindro, ma lui è ben altro: le sue canzoni raccontano fedelmente l’Italia di ieri come quella, ancora, attuale con uno spiccato ingegno, è il creatore di una canzone italiana d’autore dell’assurdo. Del suo personaggio, delle sue canzoni e del suo modo di interpretarle, dei suoi testi sempre un passo avanti e tuttora attuali, ci manca tutto. Manca l’artista e manca l’uomo. Sono sicuro che le canzoni del genio Rino Gaetano continueranno ad essere intonate per sempre da tanti giovani che oggi, come ieri, lottano contro pregiudizi e falsità anche attraverso la musica, fonte di cultura, e che continuerà ad essere un’arma sottile ma molto affilata per sconfiggere le ingiustizie sociali.
D’altronde, come lo stesso Rino avrebbe cantato oggi come allora …Il cielo è sempre più blu, e nonostante i tanti problemi il mondo andrà avanti comunque. Lui, Rino Gaetano resta lì, con la sua verità, in quel 2 Giugno 1981, alle prime luci dell’alba sulla via Nomentana, nella Roma che lo aveva reso Re Menestrello con il cilindro e l’ukulele.