Il duro comunicato di Meritocrazia Italia: “Ci si è ormai abituati a un giornalismo fatto non di verità ma di spettacolarizzazione”.
“Quando vi è lesione della sfera di riservatezza e della dignità personale dei singoli senza reale esigenza o intenzione informativa, non vi è esercizio ma abuso della libertà di stampa e del diritto di cronaca. Soltanto a titolo d’esempio, da ultimo (ma la pratica non è nuova) è dato apprendere dalle pagine di importanti testate giornalistiche il dettaglio di guadagni o scelte di spesa di alcuni parlamentati e ministri. Notizie utili solo ad alimentare il sospetto del malaffare, cavalcando il già diffuso sentimento di ingiustizia sociale, sollevare clamore mediatico, attrarre utenza attorno a giornali, siti e trasmissioni televisive, e favorire l’affermazione professionale e personale di alcuni. In nome di interessi patrimoniali a essere sacrificati sono diritti fondamentali”. Così in una nota Meritocrazia Italia.
“Ci si è ormai abituati – rileva Meritocrazia Italia – a un giornalismo fatto non di verità ma di spettacolarizzazione, che approfitta del disorientamento, intorbidisce il reale e sottrae ai cittadini ogni strumento di giudizio consapevole, così annientando il potere di partecipazione democratica. La cattiva informazione apre a giudizi non costruiti su valutazioni solide e approfondite, ma su parametri di giudizio soggettivi e di suggestione. Spesso a tutto vantaggio di un deleterio giustizialismo e con buona pace del principio di non colpevolezza. Non è raro, che per questo, soggetti ancora indagati scontino da subito l’esecuzione di una immediata e frettolosa condanna sul piano della reputazione e delle relazioni sociali e professionali. Si aggiunga il forte contributo dato al disagio sociale degli ultimi due anni dalla dolosa opacità informativa in ordine ai dati sulla diffusione del contagio o sulle utilità dei vaccini. Il dovere di lealtà – rimarca – di ogni giornalista è disatteso non soltanto quando non vi sia effettiva rispondenza tra narrato e realtà, ma anche quando siano taciuti dettagli rilevanti o altri fatti ricollegabili tali da mutarne il significato, e quando la presentazione dei fatti manchi di serena obiettività e non garantisca il rispetto “di quel minimo di dignità cui ha sempre diritto anche la più riprovevole delle persone”, ricorrendo a subdole insinuazioni e accostamenti fuorvianti”.
In più occasioni Meritocrazia Italia “ha già invocato il ritorno alla serietà della missione giornalistica, all’utilità sociale dell’informazione, al rispetto dell’etica professionale, alla consapevolezza dell’importanza del ruolo informativo e alla completezza e alla trasparenza comunicativa. Oggi – conclude – torna a chiedere quella verità che è alla sempre alla base di scelte davvero consapevoli, capacità di valutazione critica e democrazia partecipativa”.