Terremoto nella Magistratura, per Meritocrazia Italia serve segnale forte per ridare fiducia ai cittadini
La crisi dell’autogoverno e della magistratura impegna le toghe a fare i conti con la profonda trasformazione subita in questi anni, per ricostruire intorno ai valori comuni un’identità capace di attingere, nel bene collettivo, il senso della istituzione Giustizia.
L’inchiesta sull’Associazione Nazionale Magistrati rappresenta solo la punta dell’iceberg, insito nella profonda degenerazione raggiunta da un sistema strutturalmente malato, a causa della politicizzazione della magistratura e delle logiche di lottizzazione con le quali, attraverso i loro rappresentanti, gli apparati e le oligarchie interne alle correnti governano il Consiglio, un vero terremoto nella magistratura.
I rapporti con poteri esterni, che siano intessuti con la politica o con congreghe occulte in cerca di soluzioni a problemi privati, rappresentano un evidente vulnus che può rivelarsi fatale per il ruolo costituzionale della giustizia, così come fatale può rivelarsi l’incapacità dei gruppi associativi di rigenerarsi come strumenti di elaborazione culturale e di rendere nell’associazionismo progetti e linee di azione comune.
La vicenda penale che segue alla condotta del magistrato ha rilievo marginale a fronte dell’indelebile timbro di malcostume che viene a macchiare l’intero sistema giustizia e che lascia attoniti, perché accade che è il sistema in sé a mostrarsi permeabile a giochi ed interessi da cui chi amministra la giustizia dovrebbe e deve restare estraneo.
Ed allora proprio per la gravità del momento sarebbe auspicabile una prova di responsabilità da parte di tutta la categoria, a cominciare dagli organi istituzionali e di rappresentanza, che portasse a risposte rapide e convincenti.
In tal senso Meritocrazia Italia chiede:
- che vengano attivati anticorpi efficaci, celeri e credibili e che venga dato un segnale forte, anche mediante azzeramento dell’intera composizione verticistica dei quadri nazionali e regionali di ANM, quale evidenza della complessiva e totale presa di distanza da qualsiasi condotta che possa minare l’immagine della Magistratura e della nobile funzione di integerrimo perseguimento del valore della Giustizia, con indicibili ripercussioni sul senso di affidamento e di fiducia nello Stato. Per i cittadini prima di tutto. Ma anche per la stragrande parte della magistratura, ligia al dovere ed attenta, che, con sacrificio è rimasta sempre indipendente, conscia della funzione sociale e politica e fedele alla cultura della legalità.
- che venga dato il via ad una nuova stagione di riforme che investano l’assetto costituzionale dell’ordine giudiziario, la struttura del C.S.M. (promuovendo un sistema elettorale che scongiuri le logiche correntizie e che definisca le nomine basandosi su criteri di merito), la separazione delle carriere e l’assoluta incompatibilità perpetua tra attività politica e funzione inquirente o giudicante.