Miccoli cerca il perdono della famiglia di Falcone

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di Francesco Cava

Fabrizio Miccoli continua la sua personale crociata contro l’indignazione del popolo italiano, “Mi urlano mafioso. Vorrei spiegarmi con la famiglia Falcone”

Non si placa la polemica dei palermitani verso colui che, poco prima di quelle fatali dichiarazioni, era l’idolo indiscusso di chiunque vestisse il rosanero. Fabrizio Miccoli si è reso protagonista, lo scorso giugno, di una scioccante storia che vuole l’ex capitano del Palermo offendere la memoria del defunto magistrato Giovanni Falcone.

Da quel momento la vita del calciatore è cambiata radicalmente, i tifosi del Palermo hanno chiesto con forza la cessione dell’attaccante e da questi, che non perdevano occasione per inneggiarlo, viene adesso definito con disprezzo: “mafioso”.
Ad alimentare le voci che il pugliese sia legato alla malavita organizzata, c’è la certezza che Miccoli frequenta persone poco raccomandabili, il figlio del boss della Kalsa in primis, e a cui avrebbe chiesto favori per riscuotere alcuni debiti che non gli erano stati ancora pagati.
Proprio dalla ricerca del boss a cui Fabrizio Miccoli sembrava legato, sono venute fuori, tramite intercettazioni telefoniche, le parole del pugliese che definiva uno dei promotori della lotta alla mafia come “fango”, ridendo con un amico della disgrazia capitata al magistrato ed intonando canzoni offensive verso questo.
Inutile dire che ha suscitato l’indignazione dell’intera Sicilia e soprattutto quella dei familiari di Giovanni Falcone, dai quali è stato definito “inqualificabile”.

A pochi mesi da questa terribile vicenda, che ha minato la carriera di Miccoli, è proprio il calciatore a tornare sulle sue parole alla trasmissione televisiva “Lucignolo 2.0”.
“Giustifico i tifosi, dicendo a me stesso che lo fanno per innervosirmi. Io ho sempre sognato di fare il calciatore non il mafioso”.
Continua scusandosi con la famiglia dell’ex magistrato: “Non ho mai sentito la sorella di Falcone. Ho provato a rintracciarla insieme con i miei avvocati e il mio procuratore, ho provato a sentire il figlio, ma mi fu detto che era presto e rispetto i loro tempi. Oggi sono pronto a fare qualsiasi cosa per dimostrarle che quella frase che ho detto non la pensavo”.
Miccoli sostiene infatti la sua idea, quella che erano frasi dette alle cinque del mattino, non riflettute, che non pensava assolutamente.
“Andare via da Palermo – dice – mi ha fatto male. Nella vita tutti sbagliano. Ma sono riuscito a mettere questa situazione da parte, a ripartire”. Poi promette: “Vorrei organizzare partite benefiche per raccogliere fondi, qualunque cosa. Se la sorella di Falcone volesse, io ci sono. Questa situazione e’ la cosa più brutta che mi sia capitata nella mia carriera”.

28 ottobre 2013