Il coniglio è un animale da compagnia e non “carne da macello”. E’ ciò che afferma a gran voce, Michela Brambilla. La deputata di Forza Italia, quindi, chiede che al roditore la legge conceda lo status di animale da affezione, visto che anche le statistiche confermano che è lui il terzo animale domestico scelto dagli italiani da tenere in casa. E, con una proposta di legge ad hoc, chiede che la sua carne non finisca più sulle nostre tavole, affiancandosi ad alcune associazioni ambientaliste.
La proposta di Michela Brambilla affinché i conigli diventino animali di compagnia
“I conigli – afferma la deputata di FI – meritano le stesse tutele di tutti gli altri animali che vivono nelle nostre case o che comunque sono inseriti nel contesto familiare”. Quindi ciò vuol dire che la loro carne non può finire prima sul bancone del macellaio e poi sulle nostre tavole e che la loro pelliccia non può essere utilizzata e commercializzata. Il regime sanzionatorio previsto dalla proposta Brambilla non è leggero: chiunque “allevi, esporti, importi, sfrutti economicamente o detenga, trasporti, ceda o riceva a qualunque titolo conigli al fine della macellazione, o commercializzi le loro carni” rischia da quattro mesi a due anni di carcere e una multa da 1.000 a 5mila euro per ciascun animale.
Ammende fino a 100.000 euro per i trasgressori se dovesse diventare legge la proposta di Michela Brambilla
Le norme proposte da Brambilla si aggiungono a quelle previste dalla legge 189 contro il maltrattamento degli animali e la commercializzazione di pelli e pellicce di cani, gatti e foche, stabilendo che chiunque “produca, commercializzi, esporti o introduca nel territorio nazionale a qualunque titolo prodotti derivati dalla pelle o dalla pelliccia di coniglio” sia punito con l’arresto da tre mesi a un anno o con l’ammenda da 5mila a 100mila euro. Il controllo demografico sulla popolazione dei conigli viene affidato ad una anagrafe tenuta dalle aziende sanitarie locali in cui far confluire la ‘sigla di riconoscimento’ di ogni coniglio domestico attraverso un microchip. Anche in questo caso, la violazione delle norme è sanzionata, anche se in misura ben più lieve: 75 euro per chi non iscrive il proprio coniglio all’anagrafe e 50 per chi lo iscrive ma senza dotarlo del microchip di riconoscimento.
E se il coniglio non finirà più in padella, gli si dovrà comunque garantire un habitat adeguato: una gabbia grande almeno un metro per 70 o un metro e venti per 50, ben organizzata, con un nascondiglio (una casetta di legno non impregnato di sostanze tossiche), il cibo, il beverino, la cassettina igienica, dei tubi in cui entrare. Insomma, una casa e non una prigione. Per almeno tre o quattro ore al giorno, poi, il coniglio deve poter andare in giro, camminare, esplorare, avere compagnia. Se ha una stanza tutta per sé è senza dubbio una buona cosa, ma non può rimanervi rinchiuso, dicono gli esperti, perché ha bisogno di comunicare con gli altri esseri viventi.