Per alcuni dei 248 migranti sbarcati ieri a Salerno il viaggio verso un porto sicuro è durato oltre un anno. Un percorso ad ostacoli fatto quasi sempre di violenze, dolore e torture. Segni poco visibili al momento dell’attracco al molo 3 Gennaio ma che, come raccontato ai volontari di Medici Senza Frontiere, tanti di loro portano ancora dentro. Le ragazze, costrette ad affrontare da sole un viaggio duro, lungo e pericoloso, quasi non riescono a realizzare di essere arrivare in Europa. Alle spalle hanno anni di violenze, talmente forti da non riuscire nemmeno a credere di essere ancora vive.
Una giovane mamma, partita dal Camerun per sfuggire da un matrimonio violento, durante la fuga dal suo Paese ha provato l’atroce dolore di dover seppellire la sua bimba. Dopo aver attraversato Nigeria e Niger è arrivata in Algeria dove la sua bimba si è ammalata, morendo nel giro di qualche giorno. Un dolore troppo grande per poter ritrovare il sorriso in un porto sicuro.
Un gruppo di ragazzi giovanissimi arriva, invece, dal Sud Sudan. Vivevano in un campo per sfollati, hanno conosciuto il dolore e le barbarie della guerra. Hanno deciso di partire per sperare in una vita migliore e all’insegna della libertà.
Qualcuno, mentre tentava di scappare, è stato intercettato più volte dalla guardia costiera libica ed è finito in prigione. Adesso a Salerno hanno trovato un porto sicuro dal quale sperano di poter iniziare una nuova vita.
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