di Redazione
Napoli – E’ stato un maestro sopra le righe, Marcello D’Orta. Insegnava per passione alla scuola elementare ed era noto al grande pubblico per aver curato la stesura di“Io speriamo che me la cavo”, una raccolta di temi scritti dai bambini di una scuola di Arzano nella quale aveva vissuto una proficua esperienza da insegnante – che diventò anche un celebre film diretto da Lina Wertmüller e interpretato da Paolo Villaggio.
E’ deceduto questa mattina il maestro napoletano, a 60 anni, dopo una lunga malattia che lo aveva portato alla ribalta quando aveva polemizzato dalle pagine di un giornale: “quando, alcuni mesi fa, mi fu diagnosticato un tumore il primo pensiero fu: la monnezza. È colpa, è quasi certamente colpa della monnezza se ho il cancro”. Un’affermazione che, oggi, forse non farebbe più tanto discutere. Ora, con i riflettori puntati sulla Terra dei Fuochi, Marcello D’Orta non sarebbe certamente stato il solo a denunciare la correlazione tra rifiuti ed aumento delle patologie oncologiche in Campania.
Da sempre legato al territorio e alla cultura locale, era stato colpito dal modo, certamente sgrammaticato, ma ironico, lucido, ingenuo e tristemente amaro con cui i suoi piccoli alunni di Arzano descrivevano i grandi problemi della loro vita e della città di Napoli, dalle gravidanze indesiderate alla camorra. Colpito al punto da sentire l’esigenza di condividere in un libro quelle considerazioni infantili così intrise di realtà sulla sua città “distante dalla civiltà, lontana dalla modernità”, aprendo la strada ad una vena di scrittore che ha avuto largo spazio nella sua vita dopo l’addio all’insegnamento. Dal mistero della conversione di Leopardi ad una celebrazione degli anni sessanta, fino a “Dio ci ha creato gratis” e “Romeo e Giulietta si fidanzarono dal basso” i suoi libri hanno avuto sempre discreto successo di pubblico. La morte lo ha colto mentre era intento a scrivere un nuovo testo su Gesù.
Anche il sindaco De Magistris, addolorato, si è unito al cordoglio per la scomparsa dell’autore napoletano: “sapevamo che lottava con tutte le sue forze contro il male che l’aveva colpito un anno e mezzo fa e speravamo tutti che riuscisse a sconfiggerlo”.
19 novembre 2013
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