Dopo aver pubblicato un articolo sui Rifiuti in Campania e la multa comminata dall’Unione Europea per l’Italia di 20 milioni e la risposta del senatore della Lega Nord Arrigoni sulla necessità che a pagare siano i napoletani, oggi abbiamo deciso di dare voce alle dichiarazioni del Dott. Antonio Marfella, oncologo napoletano, sempre in prima linea per la difesa del territorio e “sulla necessità di fare fronte comune a tutela della Campania ma sopratutto della verità, Uniti a tutela della salute nella diversità dei punti di vista”.
Dove sta l’imbroglio e la mistificazione a danno della salute e delle tasche dei cittadini italiani e campani in cui cade anche la Corte Europea nella maxi multa all’Italia ?
Si parla solo di rifiuti urbani, laddove nel significato della parola rifiuti, sia in Campania che in Italia ed in Europa, rientrano ben tre categorie di rifiuti, di cui quella dei rifiuti urbani è la minore e la meno pericolosa in termini di salute pubblica.
I Rifiuti urbani, oggetto della controversia e della condanna UE oggi in Italia sono il 24 % del totale dei rifiuti quando si usa genericamente la parola rifiuti. In Campania nel 2007 erano circa 2.8 milioni di tonnellate/anno gestite dalle stesse ditte che gestivano anche i rifiuti speciali, industriali e tossici, ed utilizzati a copertura scenografica dello smaltimento senza controllo e senza impianti delle altre due categorie di rifiuti: quelli speciali, industriali e tossici legali (nel 2007 circa 4.8 milioni di tonnellate anno) e quelli prodotti in regime di evasione fiscale, non meno quindi del 30% della categoria precedente e quindi non inferiori ai 1.5 oggi 2 milioni di tonnellate anno sottostimati.
La responsabilità del monitoraggio, della programmazione e della corretta gestione del 24% dei rifiuti, quelli urbani, è diretta competenza dello stato, della regione e degli enti locali come i comuni; per il restante 76 % e soprattutto per quella quota eccezionale di rifiuti speciali, industriali e tossici prodotti e quindi da smaltire illegalmente, la responsabilità è tutta delle attività manifatturiere e dei privati mentre lo Stato in tutte le sue articolazioni nazionali, regionali e locali ha diretta responsabilità solo per mancata tracciabilità e controllo.
Risulta ovvio per chiunque che i maggiori rischi, anzi certezze, di danno alla salute pubblica derivano dalla mala gestione del 76% dei rifiuti, cioè quelli speciali e soprattutto da quella eccezionale quota di rifiuti tossici prodotti in regime di evasione fiscale che, in assenza di tracciabilità e controlli, ordinariamente da sempre vengono sovrapposti a quelli urbani per scaricare sia in termini di costi che di danno alla salute sui cittadini e non sui privati i conseguenti costi di smaltimento.
Per il 76% dei rifiuti, quindi, e soprattutto per quelli realmente pericolosi per la salute pubblica esistono piani di gestione specifici. Anche la Campania, ovviamente, ne ha uno ed è regolarmente approvato da anni: non uno solo degli impianti previsti e deliberati è stato realizzato negli ultimi cinque anni, sotto tutte le amministrazioni della Regione Campania, sia di destra che di sinistra.
Tale rete deve permettere lo smaltimento dei rifiuti in uno degli impianti appropriati più vicini, grazie all’utilizzazione dei metodi e delle tecnologie più idonei a garantire un alto grado di protezione dell’ambiente e della salute pubblica».
Qui compare la beffa per i cittadini campani. Tale disposizione normativa cui fa riferimento la corte Ue ed a cui si appella il governo nazionale per scaricare tutto il peso della multa e delle colpe sulle sole amministrazioni locali e sui soli cittadini campani, vale quindi solo ed esclusivamente per il 24% dei rifiuti italiani, quelli urbani, laddove per i circa 138 milioni di tonnellate di rifiuti industriali di cui almeno dieci altamente tossici e per i circa 25 milioni di tonnellate anno di rifiuti industriali e tossici prodotti e smaltiti illegalmente non esiste il dovere di smaltimento di prossimità, anzi, esiste la libera circolazione senza controllo di questi rifiuti in quanto merci.
La Campania da circa venti anni importa legalmente circa 350 mila tonnellate anno di rifiuti speciali legali da riciclare e smaltire senza un solo impianto e circa almeno 600 mila tonnellate all’anno (certificati dalla Magistratura) di rifiuti altamente tossici provenienti da tutta Italia ed Europa con il conseguente dimostrato sversamento illegale in Campania di rifiuti tossici non inferiore ai dodici milioni di tonnellate, pari appunto a circa 600mila tonnellate l’anno per venti anni almeno.
E’ una vergogna ed una crudeltà disumana assoluta questo sporchissimo e lurido “gioco dei tre sacchetti” (urbani, industriali legali e tossici illegali) che umilia, offende ed uccide tutto il sud Italia, non solo la Campania da almeno venti anni.
La corretta gestione dei rifiuti e la tutela della salute pubblica deve iniziare dal monitoraggio dei flussi e corretto smaltimento innanzitutto dei rifiuti speciali industriali e tossici (76%) e dopo di quelli urbani (24%) anche e soprattutto in Campania.
Abbiamo chiesto alla UE negli ultimi tre anni di assumersi le sue responsabilità nel rispettare il trattato di Basilea del 1989 con gli impegni assunti e sinora disattesi di obbligo di monitoraggio europeo dei flussi di rifiuti speciali industriali e tossici con obbligo innanzitutto per i rifiuti industriali allo smaltimento di prossimità e non totale e libera circolazione senza alcun controllo come oggi. A mio parere è necessario:
Siamo consapevoli dell’ennesima truffa e beffa a danno non solo delle tasche ma della dignità stessa dei cittadini campani, ampiamente realizzata con criteri scientifici da uno Stato che tutela più gli interessi economici e del nord che quelli di salute pubblica e del sud.
Antonio Marfella
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