Museo Madre, dal rischio chiusura al restyling della rinascita

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di Giuliana Gugliotti

Dall’annunciato rischio di chiusura per mancanza di fondi al restyling della rinascita il passo è breve.

Sembrano passati pochi giorni da quel 16 gennaio 2012, quando la Scabec, società che forniva la maggior parte dei servizi necessari a tenere in vita il museo (biglietterie, bookshop, vigilanza) annunciò pubblicamente la chiusura del moderno polo d’arte contemporanea causa mancanza di fondi. 8 milioni di euro di debiti che la Regione Campania si rifiutava di pagare, più un bilancio economico che per la gestione 2012 prevedeva 1 milione e mezzo di euro, contro un solo milione che la Regione aveva deciso di stanziare.

Molti artisti ritirarono le loro opere dal Madre, mentre la città si preparava mesta a celebrare il funerale del giovane museo, appena sei anni dopo l’apertura. Pochi giorni dopo il contrordine: la promessa del governatore Caldoro di tappare la falla economica e l’impegno della Scabec a mandare avanti la Fondazione. Una storia brutta con un mezzo lieto fine, che pur non vedendo chiudere i battenti del museo, incrinò i rapporti di fiducia tra la Fondazione Donna Regina, la Regione Campania e gli artisti espositori.

Oggi il Madre risorge a nuova vita, e lo fa in grande stile: presentando un marchio tutto nuovo, dalle linee votate alla semplicità e all’immediatezza. Un marchio che, proprio per la sua semplicità, unita ai costi giudicati eccessivi, non ha mancato di destare polemiche. Il direttore Andrea Viliani lo chiama “aggiornamento complessivo dell’identità”, nel rispetto delle tradizioni, campane, partenopee e museali. E sottolinea che il restyling è costato “solo” 20mila euro, a fronte dei 110 mila spesi in passato. Sui social network e tra gli addetti ai lavori lo giudicano uno spreco, soprattutto in tempi di crisi, economica e culturale, che Napoli sta attraversando in questi anni.

A molti non è andato giù nemmeno il fatto che il lavoro sia stato commissionato ad una società di grafica milanese, seppur prestigiosa (lo studio Leftloft, già visto all’opera con il New York Times, Eni, Mondadori, Moleskine, etc.): la scelta sarebbe potuta ricadere su uno studio napoletano. Villani risponde fermo alle critiche sottolineando come la l’affidamento passi anche per la napoletana Scabec. E difende il nuovo marchio (d’altronde anche quello vecchio era targato Roma), una scritta in nero e in minuscolo, sottolineata e su uno sfondo giallo, il giallo delle origini, che però è stato volutamente reso più caldo, più accogliente. Più meridionale.

A cambiare veste non sarà solo il logo, ma anche la segnaletica, le brochure, gli inviti e la pubblicità. Inoltre tutti gli aggiornamenti (del sito, dei dépliant etc.) saranno fatti dal personale interno al museo, con una riduzione importante delle spese.

Ai polemizzatori non resta che arrendersi: la scelta del Madre è quella di un ritorno alle origini, nel segno della minimizzazione: dello stile, e dei costi.

Tutte le parodie del logo sul gruppo Facebook “Il logo del madre”. Guarda tutte le immagini –> http://www.facebook.com/pages/Il-logo-del-Madre/189750367855115?fref=ts