“Arancia meccanica” è il nuovo progetto teatrale di Gabriele Russo, una rivisitazione, a distanza di 51 anni, del romanzo di Anthony Burgess e del film di Stanley Kubrick del 1971. Lo spettacolo, in scena al Teatro Bellini dal 1° al 13 aprile, la prossima stagione sarà a Milano, Padova, Trieste e in Emilia Romagna. I protagonisti: Alfredo Angelici, Marco Mario de Notaris, Martina Galletta, Sebastiano Gavasso, Alessio Piazza, Daniele Russo, Paola Sambo. E per le musiche il regista non poteva trovare artista più adatto di Morgan.
Morgan e la sua “Arancia meccanica” musicale
“Ringrazio per l’occasione fantastica che ho avuto, le mie saranno canzoni assurde, libere da riferimenti radiofonici, praticamente un delirio verbale”. Queste le parole di Morgan alla sua prima visita al Teatro Bellini, che ha giudicato “incantevole”. Entusiasta del progetto, l’ex cantante dei Bluvertigo si distacca però dalla violenza raccontata nello spettacolo. “L’unica violenza possibile è quella della musica, non delle mani”. E per quanto riguarda le sue musiche tiene a sottolineare il distacco da Walter Carlos, autore della colonna sonora del film “Arancia meccanica”. A sorpresa poi si scaglia anche contro Beethoven. E’ “un meccanico, un macellaio della musica, lui accetta, taglia le note”. Un riferimento anche a Bach nello spettacolo e una probabile sorpresa per la prima: la possibilità che il musicista si esibisca dal vivo sul palcoscenico del Bellini. Ma per questo bisognerà aspettare le prove tecniche in teatro.
Un successo tira l’altro
Uno dei prossimi impegni del cantante milanese sarà l’imminente reunion dei Bluvertigo, dopo 14 anni il 4 aprile al Velvet di Rimini, in memoria di Thomas Balsamini, il fondatore del celebre locale. Ma non finisce qui. Il musicista è rimasto talmente colpito dal progetto “Arancia meccanica” che ha annunciato la decisione di trarre un album di canzoni che uscirà prossimamente.
“L’Arancia meccanica” di Gabriele Russo nella società attuale
Uno spettacolo che ancora oggi ha tanto da dire, seppure sia ormai già da tempo presente nell’archivio della memoria di molti. Infatti non c’è stato bisogno di attualizzarlo, come ha dichiarato il regista Gabriele Russo, “perché il romanzo guardava così tanto in avanti che addirittura è più attuale oggi di quanto non lo fosse all’epoca”. Protagonista è il giovane Alex, una smodata passione per Beethoven e una perversa attitudine all’ultra-violenza e allo stupro. Sullo sfondo, una società che violenta mentalmente l’individuo attraverso il controllo delle coscienze. Temi etici e filosofici sono portati alla luce in questo adattamento teatrale, scoraggiante già in partenza, per via delle ombre del romanzo di Burgess e della visione filmica di Kubrick. Cura del regista è stata quella di mettere in evidenza la linea di confine tra bene e male attraverso la connessione sia tra vittima e carnefice sia tra violenza attuata dal singolo nei confronti del singolo e da parte della società nei confronti degli individui. Una visione, quella del regista, che guarda anche al linguaggio, quello del Nadsat, uno slang inglese con influenze russe, mettendo a confronto i giovani Drughi con i diciottenni di oggi, che utilizzano nuove tipologie di linguaggio per creare nuove identità. Un’altra scelta mirata è quella dei costumi di Chiara Aversano, che ha posto l’attenzione sulla creazione di un rapporto empatico ed inquietante con lo spettatore che vedrà i protagonisti vicini ai ragazzi di oggi.