Napoli e 4-3-3: perché è giusto continuare col “vecchio” modulo

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di Bruno Marchionibus.

Mancano pochi giorni all’inizio del campionato di Serie A, e per il Napoli di Gattuso, dopo gli esperimenti del ritiro, pare essere tempo di ritornare alle antiche certezze. Se nel corso del ritiro di Castel di Sangro, infatti, il mister calabrese ha provato sia durante gli allenamenti che nelle amichevoli disputate il 4-2-3-1, modulo il cui utilizzo era stato tra l’altro caldeggiato dal presidente De Laurentiis, sembra che con l’avvio delle gare ufficiali, almeno in partenza, gli azzurri torneranno ad affidarsi al loro classico 4-3-3.

Condivisibile, d’altra parte, appaiono sia il continuare ad adoperare come soluzione tattica primaria lo schema che ha fatto grande il Napoli nel triennio di Sarri e che ha permesso ai partenopei di ritrovare la giusta rotta nella scorsa stagione dopo i mesi di sbandamento autunnali, sia l’aver lavorato per poter ricorrere, magari a gara in corso, ad un’altra idea di gioco.

Il 4-3-3, senza dubbio, è lo schieramento col quale molti dei calciatori in forza alla compagine campana hanno dimostrato di riuscire a rendere al meglio. I tre centrocampisti consentono d’altra parte di non soffrire l’inferiorità numerica in mezzo al campo, ed a gennaio l’arrivo di Demme e Lobotka, giocatori in grado di ben ricoprire il ruolo di vertice basso che fu di Jorginho (seppur con caratteristiche molto diverse), ha permesso in un colpo solo al Napoli di ritrovare stabilità in mediana ed a Fabian e Zielinski, patrimoni della società, di tornare come mezzali ad esprimersi su ottimi livelli, dopo che durante la gestione Ancelotti le loro qualità erano state spesso sacrificate sull’altare del 4-4-2. Gli esterni offensivi, poi, per le loro peculiarità hanno la possibilità di rendere al meglio e di essere un supporto continuo per la punta centrale, Osimhen, Petagna o Mertens che sia. Capitan Insigne soprattutto ha avuto a più riprese negli ultimi anni modo di chiarire e di dimostrare come sia proprio la posizione di esterno a sinistra di un tridente quella che gli consente di diventare per la squadra un valore in più, come ci si aspetta da un ragazzo che a ventinove anni è ormai capitano e leader della squadra.

Napoli e 4-3-3: perché è giusto continuare col "vecchio" modulo

Il 4-2-3-1, dal canto suo, è uno schieramento che potrà sicuramente essere utilizzato da Gattuso, ma probabilmente soltanto in certe situazioni di partita o in alcuni match nei quali, magari in casa contro squadre che badano per lo più a chiudersi, si potrà rinunciare a qualcosa in termini di equilibri. Lo schema portato al successo in Italia da compagini come la prima di Roma di Spalletti e l’Inter del Triplete di Mourinho, di fatti, è un sistema sì molto proposto a livello europeo, ma che per risultare vincente ha bisogno di giocatori con determinate caratteristiche. In primis due mediani di corsa e forti fisicamente, e poi esterni sempre pronti al sacrificio per non regalare agli avversari la superiorità nel cuore del campo, ed un trequartista puro in grado di giocare da vero numero 10 (lo Sneijder dell’Inter) o in alternativa un centrocampista che faccia degli inserimenti la sua arma migliore (il Perrotta della Roma). L’esempio del Napoli di Benitez, che non possedeva in tutti i reparti calciatori di tali peculiarità e che risultava esplosivo in fase offensiva ma spesso scollato tra i reparti quando si trattava di difendere, ne è l’esempio lampante.

Avere più frecce al proprio arco, d’altronde, è una caratteristica che ogni squadra che vuole competere per traguardi importanti deve possedere; nel corso di una stagione infatti è impensabile che ogni momento ed ogni incontro richiedano di giocare alla stessa maniera e di proporre le stesse soluzioni. Ma è bene, ad ogni modo, che il Piano A rimanga quello che meglio consente al maggior numero di giocatori in rosa di rendere al meglio, rischiando alternative più “estreme” solamente in determinati contesti.