Tra i tanti araldi di civiltà e cultura che la romanità ci aveva lasciato, i vespasiani erano tra quelli più elementari e trascurati. Non è un caso che col passar del tempo e con la decadenza della cosa pubblica a cavallo della logica del profitto e delle privatizzazioni, i vespasiani sono ormai scomparsi e quelli ancora in funzione non sono più pubblici e gratuiti, ma a pagamento.
Viene da ridere come solo in questi giorni sia uscito fuori nel dibattito pubblico la totale mancanza di un tale servizio sul territorio comunale. Una volta di vespasiani a Napoli ve ne erano ed erano bellissimi, pubblici, lindi, profumati e gratuiti. Ora si preferisce demandare questi servizi alle attività commerciali che per legge non possono rifiutare di offrire il servizio in gratuità, oppure a compagnie specializzate e aziende di trasporto che per un’urinata chiedono un pagamento compreso tra 50 centesimi e 2 euro. Per questo motivo che ormai sia gli angoli bui sia i giardinetti residenziali puzzano di deiezione umana.
A Napoli tra i tanti consigli che le strutture turistiche donano ai loro ospiti vi è quello di usufruire del bagno prima di iniziare a passeggiare per i cardini e i decumani, questo perché non esistono vespasiani o quelli che ci sono possono essere utilizzati solo con una consumazione.
Il consigliere comunale dei Verdi Carmine Attanasio denuncia il fenomeno, ovvero la mancanza di servizi igienici pubblici e gratuiti nel Centro storico. I vespasiani di Piazza Trieste e Trento hanno solo l’insegna di Servizi igienici e, addirittura, vengono utilizzati dall’ASIA come depositi per scope e carrelli da assegnare quotidianamente agli operatori ecologici. Molti turisti lamentano l’assenza del servizio e si chiedono come una città così importante dal punto di vista turistico non ne sia fornita. Attanasio, come ormai chiunque, per veicolare e legittimare ancor di più un messaggio di cittadinanza non ricorre al senso civico e dello stato, ma ha subito fatto riferimento alle opportunità economiche che la riproposizione di questo servizio potrebbe portare con sé.
“I bagni di piazza Trieste e Trento funzionano a singhiozzo e sia ieri che oggi molti turisti si sono lamentati del fatto di averli trovati chiusi. Eppure in altre città, anche la pipì diventa un business, basti pensare al “Piscio d’oro” presente sotto la stazione Termini dove se non vuoi fartela addosso devi pagare la modica cifra di un euro. Questo per dire che i problemi di vescica non hanno prezzo e che anche con una tariffa più umana, diciamo di cinquanta centesimi , si consentirebbe di allestire “bagni pubblici”, gestiti dai privati, senza costi per l’amministrazione“.
Che cosa triste sentirsi dire ancora una volta di dare in gestione un servizio pubblico in mano ai privati, come se questi ultimi potessero garantire un servizio migliore solo perché ubbidirebbero solo alla cinica legge del profitto. I turisti, i cittadini e i senzatetto, con latrine a pagamento continuerebbero a urinare e defecare sui marciapiedi.
Il problema dei servizi igienici va risolto e può essere risolto solo riproponendoli come servizi pubblici e gratuiti. Basta con questo motto, di berlusconiana memoria, “meno pubblico e più privato”, perché poi la gente evacua dietro i cespugli.
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