Napoli e il verde urbano

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Napoli e il verde urbano

Mai come in questo periodo l’opinione pubblica partenopea assiste al triste spettacolo di una città in preda a disagi causati dal degrado ambientale.

Tanti gli episodi. Il crollo di un mese fa del ballatoio a Scampia, le voragini che si aprono sotto il manto stradale (le due voragini a Via Morghen e Via Solimena), gli infiniti episodi di erosione del suolo dovuto a forti piogge (l’interruzione di questi giorni del traffico per allagamenti al Centro storico, in periferia, al Vomero per il mancato reflusso dell’acqua attraverso tombini e grate)

Tutto questo ha un’enorme impatto sulla qualità delle strutture e della mobilità urbana.

La città sembra un grande cantiere in continua attività: nel solo mese di settembre ci sono stati e ci saranno lavori di ripristino del manto stradale a Via Augusto Righi, lavori di scavo a Via Ferdinando Grieco e in Via San Giacomo de Capri, lavori programmati di manutenzione straordinaria stradale in via Francesco Petrarca e in via Orazio. Si potrebbe continuare a lungo.

Napoli continua quotidianamente a dover far fronte a vari disastri ambientali.

Basta pensare all’inquinamento atmosferico – dovuto principalmente alle emissioni di scarico dei veicoli – alla inefficiente gestione di raccolta e smaltimento dei rifiuti, che hanno impatti seri e significativi sulla salute pubblica e sulla contaminazione ambientale.

L’inquinamento delle acque e del suolo a causa di scarichi industriali, discariche abusive e inquinanti domestici, determinano effetti negativi sulla qualità del terreno, degli ecosistemi marini e della salute pubblica.

Per non parlare dei problemi legati al riscaldamento urbano delle aree maggiormente urbanizzate.

In particolare colpisce la drammatica condizione delle aree verdi metropolitane, uno dei fattori che determinano l’occupazione degli ultimi posti di Napoli nella graduatoria della qualità di vita e degli standard urbanistici relativi al verde (con circa 10 mq./abitante contro il 17,2 di Milano) a livello nazionale.

Si assiste alla riduzione degli spazi verdi esistenti e alla inadeguata cura e gestione di quelli esistenti (spesso legati ai processi di urbanizzazione e crescita urbana), con conseguente crollo della qualità ambientale, e nel lungo periodo di seria alterazione degli ecosistemi locali.

E’ di questi giorni un preoccupante bollettino quotidiano di crollo di alberi – basti pensare alla drammatica caduta di un albero a Via Bernini (causato da problemi di drenaggio e di mancata manutenzione in un quartiere collinare come il Vomero). Sulla scia dell’emergenza contingente magari vengono tagliati gli alberi “problematici” – magari per scaricarsi della responsabilità di mancanza di cura e manutenzione e quindi dai rischi della possibile loro caduta – che però non vengono più ripiantumati: un piccolo tesoro di verde urbano irrimediabilmente perduto.

A questo si aggiunge spesso una frequente dose di inciviltà di privati cittadini che operano atti vandalici ai danni del patrimonio “green” urbano.

Ne fa le spese soprattutto la qualità di vita dei cittadini.

Perché la carenza di cura e manutenzione delle aree verdi, che è trasversale a tutti i quartieri metropolitani e legata a croniche problematiche di risorse economiche che spingono ad operare in un’ottica di risparmio – a Napoli sono rimasti solo 6 giardinieri anziani a gestire oltre 18 mila alberi, decine di parchi e aree verdi condominiali in tanti quartieri della città – generano degrado ambientale e sociale, con conseguente insicurezza della cittadinanza.

Il problema però è anche culturale.

Al contrario di una concezione sostanzialmente “ornamentale e di arredo” del verde pubblico che ha caratterizzato la governance partenopea da tantissimo tempo, il verde ha viceversa avuto – anche storicamente – una notevole importanza come elemento di sopravvivenza della comunità metropolitana e per la formazione culturale e civile degli abitanti e delle giovani generazioni.

Oggi il tema del verde peraltro si configura anche come problema urgente di sostenibilità ambientale, che chiede di ideare, pianificare e realizzare nuove strategie di contrasto agli effetti degli eccezionali cambiamenti climatici in atto.

Le zone verdi urbane influenzano la temperatura, ma riducono anche lo smog e il rumore. Potrebbero – se incrementate del 30% in città – prevenire quattro decessi prematuri su dieci correlati all’afa (Fonte: The Lancet). Inoltre, secondo Epj Data Science, contribuiscono alla felicità dei cittadini promuovendone la salute fisica e mentale.

Anche a Napoli varrebbe la pena da parte dei decisori politici e della cittadinanza, di vedere finalmente l’opzione “green”, non come problema secondario, ma al contrario – in quanto servizio ai cittadini – come una indifferibile e precisa strategia di miglioramento della qualità di vita per tutti.