L’obiettivo, ambizioso, è quello di avvicinare i fruitori di uno dei social più amati e soprattutto la Gen Z ai temi legati all’Arte, al Benessere ed alla Cultura. Notizie, informazioni, curiosità che possano trasformarsi in “ispirazioni”, per tutte e tutti coloro siano affamati di Bellezza. Attraverso interviste ed incontri con esperti, ogni settimana Eliana Iuorio analizzerà un tema diverso, con lo strumento del LIVE di Instagram, consentendo, quindi, l’interazione con tutte e tutti coloro che seguiranno, in modo che non si limitino ad essere meri spettatori, ma diventino parte integrante del format, commentando e ponendo domande agli ospiti.
Comunicare Arte, offrire contenuti culturali, su una piattaforma social così nota è un esperimento caro a Road Tv Italia: da sempre in prima linea, nel proporre argomenti difficilmente reperibili, sui circuiti televisivi in chiaro; utilizzare il web ed i social diventa una priorità, per stimolare gli utenti e spingerli verso una nuova, o rinnovata sensibilità.
V’è da aggiungere che gli studenti, in questi ultimi anni di lotta al Covid-19, tra didattica a distanza e poca presenza in classe, hanno potuto fruire, prioritariamente – nella maggior parte dei casi – soltanto degli argomenti oggetto di programma ufficiale di studio; in molte realtà scolastiche non sono state concesse opportunità culturali esterne, proprio a causa della pandemia; tutto ciò compromettendo seriamente il percorso di formazione dei giovani e dei giovanissimi.
#terradarte nasce con l’idea di rivolgersi principalmente a loro, per trovare spunti di riflessione ed ispirazioni culturali tali da colmare in minima parte, quanto a loro è stato tolto, da questi anni di pandemia ed emergenza.
Un hashtag, per raccontare ai giovani “nativi digitali” (spesso troppo sui social, ma per motivi diversi da quelli squisitamente culturali), del passato e del presente, spingendoci verso il futuro di un’era finalmente senza Covid-19.
Il primo appuntamento vede protagonista un’archeologa giovanissima e preparatissima (una “Millennial” a pieno diritto!):la dott.ssa Gaia Anna Longobardi, che ha conseguito nel 2020 la laurea triennale presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II in “Archeologia, storia delle arti e scienze del patrimonio culturale (Curriculum archeologico)”,discutendo una tesi in Storia Greca su “Divinità e Culti dell’Egitto Faraonico nella Testimonianza di Erodoto”. Attualmente iscritta all’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, al corso di laurea magistrale “Archeologia: Oriente e Occidente, curriculum Egitto e Vicino Oriente Antico”, è da circa un anno che si occupa di divulgazione, scrivendo per la testata giornalistica ClassiCult.it.
Dott.ssa Longobardi, quanto della illuminata cultura egizia, affonda nelle radici del popolo napoletano?
I primi contatti con la cultura egizia avvengono nel corso del I sec. a.C., nel momento in cui seguendo le rotte commerciali mediterranee, mercanti egizi approdano nella Magna Grecia, portando con sé la propria religione e le proprie tradizioni. Difatti, numerosi sono i nomi delle strade e piazze che fanno riferimento a questo contatto culturale, basti pensare a Piazzetta Nilo e Via Nilo. Effettivamente, proprio lungo l’attuale Via Nilo risiedeva una colonia di origini egizie, installatasi qui per la presenza di un piccolo corso d’acqua che ricordava probabilmente le sponde del fiume della madrepatria. Questa zona è riconoscibile per la presenza della statua del Dio Nilo (restaurata più volte), una copia romana di un’originale greca, fatta erigere proprio si richiesta degli abitanti di questa Regio Nilensis. Inoltre, il parallelismo tra credenze napoletane e religione egizia è da incentrare soprattutto per il bifronte legame con l’al di là, fondamentale per gli egizi nel corso di tutta la loro storia e, come ben sappiamo, di particolare culto per noi napoletani, ne è un esempio la devozione alle anime pezzentelle. Altro collegamento è certamente la conservazione del corpo dopo la morte, pratica forse ereditata dalla mummificazione egizia dai napoletani con la colatura del corpo del defunto e con l’imbalsamazione cinquecentesca, ricordiamo infatti, la presenza delle mummie aragonesi nella Chiesa di San Domenico Maggiore.
Passeggiando per la nostra amatissima città, possiamo ritrovare monumenti riferibili alla passata presenza egizia?
Come anticipato abbiamo l’ex Regio Nilensis che conserva in sé non soltanto la statua del Dio Nilo, ma anche, nella stratigrafia al di sotto del livello del suolo, i resti delle fondamenta del Tempio di Iside, dea che verrà idolatrata dai napoletani e soprattutto dai marinai come madre protettrice del mare. Proprio in riferimento a questo Tempio, entra in gioco una delle figure più controverse della storia napoletana, il Principe di Sansevero (Principe Raimondo di Sangro), egli progettò la Cappella di Sansevero in modo che riproducesse l’antico Tempio di Iside.
La credenza napoletana vuole che nel triangolo i cui vertici sono rappresentati dalla Statua del Dio Nilo, la Cappella Sansevero e la Chiesa di San Domenico Maggiore vi si scatenino forse sovrannaturali e da buona napoletana dico: “Non è vero ma ci credo”.
Il culto di Iside, a Napoli ed il culto della Madonna cristiana, ispirato a quello di Iside
Il culto napoletano della Dea Iside, vede questa divinità come una DeaMadre buona, protettrice, amorevole, caratteristiche che verranno poi ereditate dalla figura della Madonna. Difatti, si è soliti creare un vero e proprio parallelismo fra le due, non solo per le caratteristiche ma anche per le loro rappresentazioni, massima rappresentazione della Madonna cristiana è certamente quella con il bambino, ed effettivamente la più tipica rappresentazione isiaca è quella in cui la Dea, allo stesso modo, stringe fra le braccia un neonato Horus, cui probabilmente l’arte paleocristiana si ispirò. Inoltre, vorrei portare all’attenzione le caratteristiche oltre che di Iside, dello stesso Horus, il Dio è una divinità solare (Erodoto, ad esempio, lo paragona ad Apollo), e non sembra quasi essere un caso che la nascita di Gesù avvenga il 25 Dicembre, data che per i romani rappresentava la nascita del Sole.
Allontanandoci dal Centro di Napoli, troviamo presso Pompei (scavi archeologici) un Tempio dedicato ad Iside perfettamente intatto, non noti i rituali che avvenivano al suo interno, infatti i culti isiaci, come ricorda anche Erodoto nel secondo libro delle Storie, erano misterici. Il culto della Dea si diffuse in tutto il Mediterraneo a partire dal III secolo a.C., in particolar modo tra i ceti più bassi della popolazione.
Immagino che nei nostri circuiti museali campani, siano conservati ed esposti manufatti di origine egizia…
Oltre il Tempio di Iside a Pompei, tornando a Napoli bisogna certamente parlare della collezione egizia del MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli), la seconda più importante dopo quella del Museo Egizio di Torino. Al suo interno vi sono esposte mummie, canopi, statuaria e papiri, giunti al museo in seguito a scavi o acquisizioni di collezioni come quella Borgia, Drosso-Picchianti, Hogg e Schnars (la collezione è stata costituita tra il 1817 e il 1821). Tra i reperti più importanti il Naoforo Farnese, che conserva nel naòs la figura del Dio Osiride.
Quale itinerario consiglia, per chi voglia avventurarsi alla scoperta della Napoli egizia
Per vivere al meglio la scoperta dell’Egitto a Napoli consiglio di visitare proprio il MANN, in primo luogo, la cui collezione egizia con un percorso curato nei minimi dettagli può introdurre il turista a questa millenaria cultura. In seguito, trovandosi già nel Centro Storico di Napoli (che è esso stesso Patrimonio dell’Umanità), proseguire il proprio viaggio alla scoperta dell’Oriente in Occidente visitando i famosi vertici del “Triangolo delle Forze” sopracitato. Infine, sarà possibile spostarsi al di fuori di Napoli con un breve viaggio in Circumvesuviana (linea Sorrento) giungendo a Pompei, per visitare l’interno del Tempio dai rituali segreti, che conserva perfettamente le proprie decorazioni.
Inoltre, al momento, presso il Castel dell’Ovo è presente un’interessante mostra temporanea sul Faraone TutAnkhAmon, che consiglio di visitare in particolar modo con i più piccoli al seguito, data la presenza di realtà virtuale ed esperienze coinvolgenti all’interno del percorso.
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