Ha preso il via a Napoli “Dallo spazio scenico al luogo teatrale”, progetto speciale promosso dall’Accademia di Belle Arti.
Ha preso il via ieri a Napoli ‘Dallo spazio scenico al luogo teatrale’, progetto speciale promosso dall’Accademia di Belle Arti (presieduta da Rosita Marchese e diretta da Renato Lori), coordinato dalla Scuola di Scenografia, con la guida del professor Antonio di Ronza, ideato e realizzato dal maestro Aurelio Gatti, coreografo, regista e coordinatore della Rete Nazionale dei Teatri di Pietra.
Nove giorni, oltre cinquanta ore di approfondimenti, testimonianze di “teatro fuori dal teatro” attraverso l’esperienza di studiosi, sovrintendenti, artisti e responsabili di aree monumentali, laboratori e performance, fino a venerdì 6 maggio, durante i quali l’Accademia di Belle Arti “si conferma – evidenziano in una nota i promotori dell’evento – luogo speciale, generatore di visioni inedite dove esprimere la verità poetica, sede di una nuova relazione fra interprete, scena e pubblico”.
L’obiettivo del progetto, “attraverso un percorso formativo, performativo ed esperienziale, è l’approfondimento della figura e il ruolo dello scenografo nell’attuale mutamento dell’idea di spazio scenico e di luogo teatrale. Il teatro fuori dall’edificio teatrale, la diffusione di attività performative dello spettacolo incentrate sul site-specific, le contaminazioni tra arti e codici espressivi diversi, rappresentano la sollecitazione principale dell’intero progetto. La scienza e la tecnologia, dal cinema al digitale, hanno trasformato in modo decisivo i rapporti con lo spazio e il tempo, elementi fondanti del teatro e l’azione drammatica, si evidenzia ancora.
Il mutamento innescato da questa trasformazione incide sulle caratteristiche delle arti, e la loro interconnessione porta alla nascita di nuova “arte dello spazio”, che, per il teatro, è la scenografia. Il luogo teatrale è, e rimane, sempre un luogo concreto, e, come tale, governato dalle leggi della fisica, affermano gli organizzatori. Lo spazio scenico diventa, esso stesso, il linguaggio della drammaturgia, sede di una nuova relazione fra attore, scena e pubblico: uno spazio speciale, un luogo generatore di relazioni inedite, dove si esprime la verità poetica.