In queste ore di forte tensione per le forze dell’ordine sia per i manifestanti in corteo a Capodimonte non mancano le parole sarcastiche e le gratuite provocazioni da parte delle alte autorità. Le più pungenti, ed irritanti, provengono dal Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco che in maniera supponente e superficiale polemizza sulle manifestazioni giovanili di dissenso e sul loro pessimismo.
“Basta lamentarsi, studiate, e investite su di voi (…). Ai giovani direi di ragionare con la loro testa. Di investire su se stesso. Di studiare. Di non lasciarsi prendere dallo sconforto. Sento spesso i giovani lamentarsi perché hanno studiato tanto e hanno ottenuto poco, ma io dico: chi non ha studiato ha ottenuto anche meno (…). “Non esiste un destino immutabile (…). Oggi stiamo meglio di allora, e domani potremo stare meglio di adesso se ci diamo da fare. Ma sta a noi, come ebbe a dire Donato Menichella. Sta ai nostri giovani vedere con chiarezza quali sono i loro diritti ma anche quali sono i loro doveri. I giovani del Sud dovrebbero, innanzitutto, chiedere rispetto delle regole, pretendere legalità, lotta alla criminalità, la fine dei roghi nella Terra di Fuochi. I miei colleghi che oggi arrivano a Napoli hanno letto sul New York Times che la nostra mozzarella è avvelenata. Noi dobbiamo dimostrare che non è vero. Che il Sud non è una terra da evitare. Dobbiamo convincere il mondo che qui si può investire e avere successo. Dobbiamo cercare di progredire, ma tutti insieme, non ognuno a spese degli altri”.
Questo è in estratti il torrenziale sproloquio di una delle più alte cariche della Repubblica Italiana, il quale dovrebbe rivedere meglio le sue fonti ed evitare di proferire considerazioni opinabili e offensive. Le nuove generazioni si lamentano non perché non sanno fare altro ma, in quanto, il centralismo geriatrico della società italiana ha tagliato loro qualsiasi tipo di sbocco e opportunità emancipante. Tutte le strade per una emancipazione individuale e di classe sembrano essere interdette e sclerotizzate dai parossismi plutocratici di un paese in declino, privo di identità politica, di una moralità convalidata, e soprattutto schiacciato a morte dai privilegi delle grasse e pasciute classi dominanti.
I problemi dei giovani non sono la loro maturità, il disprezzo per il duro lavoro e la mancanza di impegno nello studio, ma le barriere economiche e sociali invalicabili che rendono i cittadini disuguali di fronte alla legge. La carta costituzionale, e gli uomini che ne dovrebbero essere ispirati, hanno mancato, spezzando il patto tra le generazioni. Dubitiamo che la maggior parte dei giovani italiani ha potuto godere dei privilegi, delle sostanze, e degli agi, che hanno permesso al giovane Visco di laurearsi alla Sapienza, di vincere master e dottorati statunitensi, sui quali quest’ultimo ha potuto costruire dorate carriere istituzionali.
Al governatore sarebbe consigliabile tacere prima di rincarare l’insofferenza e il nervosismo delle masse. Non si può negare come queste dichiarazioni ideologiche e classiste ledano l’immagine della gioventù che fatica, e che lotta, quotidianamente per la sua emancipazione. L’attualità europea e italiana dei giovani non è quella del governatore Visco, fatta di completi in velluto e soffici lenzuola di seta.
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