Napoli, Insigne: “Siamo più vicini alla Juventus, adesso dobbiamo vincere. La 10? Il numero non conta”

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Lorenzo Insigne, attaccante del Napoli, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni della Gazzetta Dello Sport. Queste le sue dichiarazioni.

Le parole di Insigne

Gli ultimi tre mesi dello scorso campionato sono stati straordinari, lì ci siamo convinti di essere una grande squadra e da lì dobbiamo ripartire. Essere rimasti tutti è un vantaggio. Dicono che il presidente De Laurentiis non fa sacrifici e invece con il rinnovo mio e di Mertens ha dato un segnale molto forte. Qui tutti vogliono vincere qualcosa di importante”. 

Napoli più completo?  C’è tanto merito di Sarri nelle mie ultime due stagioni. Mi ha dato fiducia e sto cercando di ripagarlo al meglio, con gol e assist. Ma anche con tanto sacrificio per la squadra, che è la cosa che conta di più. Sarri ha una grande idea di calcio, tutti dicono che il Napoli gioca il miglior calcio d’Italia e noi siamo orgogliosi. Però è arrivato il momento di vincere qualcosa, come giusto che sia quando giochi così bene”. 

Sullo scudetto: “Lo abbiamo dimostrato già l’anno scorso. Siamo arrivati a una lunghezza dalla seconda e a cinque dalla prima, senza i punti persi con Palermo, Sassuolo e altre squadre alla portata non dico che avremmo vinto lo scudetto, però ce lo saremmo giocati fino alla fine”. 

Sulla Juventus e la partenza di Bonucci: “La differenza è che loro non sbagliano mai le partite con le piccole. L’addio di Leonardo credo abbia sorpreso tutti, anche per la tempistica. In 24 ore hanno chiuso un’operazione incredibile. Con lui ho un ottimo rapporto, gli ho mandato un sms di in bocca al lupo. Lui era fondamentale per il gioco della Juventus e questo deve darci più fiducia. La Juve ha perso una certezza nella fase difensiva. E anche con l’anno in più per Chiellini e Barzagli qualcosina può perdere“. 

Nessuna concorrenza con Mertens

Sul Milan: “Ha fatto acquisti importanti, però ha preso anche tanti stranieri e il primo anno in Italia è dura per tutti. Non è facile essere subito pronti a lottare per il titolo. Anche gli arrivi di Conti e Kessie saranno da valutare col tempo. Vengono da una stagione fantastica ma giocare per il Milan dà una pressione diversa”.

Su Inter e Roma: “L’Inter ha preso l’allenatore che è arrivato avanti a noi lo scorso anno e vedremo a fine mercato che squadra farà. La Roma ha cambiato ciclo, con un nuovo direttore sportivo e un nuovo tecnico, ma ha venduto giocatori importanti. Però credo che per prima cosa dobbiamo guardare in casa nostra e dare il massimo per capire realmente dove possiamo arrivare”. 

Su Milik e Mertens: “Arek è stato sfortunato, ma nella sua sfortuna io e Mertens abbiamo fatto un grande campionato. So cosa significa subire un infortunio così grave, bisogna lavorare duramente ogni giorno per tornare al top. Arek è un grandissimo attaccante e ci risolverà diverse partite. Giocatori come me e Dries hanno bisogno di giocare con continuità per essere sempre al cento per cento. Tra noi non c’è mai stata concorrenza, abbiamo un ottimo rapporto e abbiamo sempre vissuto con serenità il fatto di giocare nello stesso ruolo, rispettando le scelte”. 

Sull’essere bandiera del Napoli e sulla numero 10

“Un napoletano che gioca nel Napoli avrà sempre qualche responsabilità in più. I tifosi si aspettavano tanto perché a Pescara avevo fatto tanti gol e qualche critica l’ho avuta, ma ho continuato a lavorare per raggiungere i miei obiettivi. Anche ora che ci sono riuscito do sempre il massimo. Sono orgoglioso di essere al Napoli e voglio rimanerci il più a lungo possibile. Preciso, non ho mai chiesto la 10. Preferisco la 24, giorno in cui e nata mia moglie. Il giocatore si vede al di là del numero”. 

Su Cassano: “Antonio è bravo e strano allo stesso modo. Ho letto che lasciava per motivi familiari e l’ho chiamato. Mi ha confidato che non aveva più la gioia di andare al campo, si sentiva quasi obbligato a “timbrare il cartellino”.  Poi sento la conferenza e resto sorpreso anche io. Però per me non era una cassanata, e non perché è mio amico. Se non se la sentiva più di giocare…”.

Fonte Gazzetta Dello Sport.