I tifosi del Napoli “Sarri-creano” mentre quelli della Juve hanno ben poco da stare “Allegri”. Questo il verdetto della gara di ieri del San Paolo vinta dai padroni di casa per 2-1 grazie alle reti di Insigne e Higuain. Di Lemina, invece, il gol della bandiera per la formazione bianconera. Pubblico delle grandi occasioni con la scelta di De Laurentiis di mantenere gli stessi prezzi dei biglietti della gara con la Lazio che alla fine si rileva vincente. In quasi 60.000, infatti, rispondono presente all’appello per non perdersi quella che a Napoli viene da sempre definita “la partita dell’anno”. Certo la posta in palio è ben diversa rispetto agli scontri di qualche anno fa quando in palio vi era un pezzetto di tricolore o in campo si affrontavano Maradona e Platini, ma in ogni caso è il match più sentito dalla tifoseria partenopea. Questioni di ordine pubblico hanno indotto il Questore a vietare la trasferta ai supporters bianconeri e, questa, forse la nota stonata di una serata in cui tutto è filato davvero per il meglio. Vedere, infatti, il settore ospiti completamente vuoto lascia un poco l’amaro in bocca.
Napoli-Juventus: ecco com’è andata
All’annuncio delle formazioni si capisce subito che Sarri decide di giocarsela a viso aperto. In campo sin dal via Hamsik, Callejon, Insigne e Higuain. Sull’altro fronte, invece, Allegri decide di partire con Hernanes e Zaza titolari lasciando ancora una volta, inspiegabilmente, in panchina Cuadraro e Morata. La gara fila via senza particolari emozioni con il Napoli a fare la partita e la Juve che cerca di colpire di rimessa. Cerca, sì perché mai si renderà davvero pericolosa dalle parti di Reina. La squadra di Allegri è la bruttissima copia della formazione che ha vinto gli ultimi quattro scudetti ed è arrivata in finale di Champions League a Berlino. Aver fatto partire contemporaneamente Pirlo, Vidal. Tevez, Lloriente e Coman è parsa davvero una scelta dettata solo da esigenze di bilancio. I neo arrivati non hanno la personalità, l’esperienza e la grinta dei loro predecessori. Ed infatti la Juve stenta perché non ha un gioco con Allegri che ha cambiato sei formazioni nelle prime sei gare di campionato. Il San Paolo esplode al minuto 25. Lungo lancio del centrocampo partenopeo, Lemina non controlla un pallone facile facile e Insigne, spostato sulla fascia glielo ruba senza difficoltà, si accentra, chiede l’uno due a Higuain (splendido il tocco di ritorno dell’argentino) e per il ragazzino di Frattamaggiore è un gioco da ragazzi infilare Buffon dal limite dell’area con un rasoterra che manda in delirio i 60.000. Ecco a questo punto si aspetta la reazione della Juve che, invece, non arriva. E anzi, prima del riposo, è ancora il Napoli a sfiorare il 2-0. Clamorosa l’occasione gettata al vento da Callejon a due passi dalla porta e la cui conlusione finisce lontano dai pali del portierone bianconero. Al rientro delle squadre in campo si nota subito un particolare mai accaduto né con Conte né nel primo anno di Allegri. Il tecnico toscano è il primo a rientrare, da solo, sul terreno di gioco con la squadra ancora a bere il the caldo. Segno che, forse, qualcosa si sta anche rompendo anche nello spogliatoio bianconero con il mister che non gode più della fiducia della squadra. Ci si aspetta qualche cambio e invece la Juve si ripresenta in campo con gli stessi undici del primo tempo. Ma la musica non cambia. È sempre il Napoli a tenere in mano le redini del gioco. E quando verso il 65esimo Hernanes sbaglia un passaggio in orizzontale in mezzo al campo con la sua propria squadra in uscita (cosa che non si deve mai fare come insegnano ai bambini che muovono i primi passi alle scuole calcio) il rapace Higuain si avventa sulla palla avanza verso l’area di rigore bianconera, due finte, palla sul sinistro, e gran tiro nell’angolino che Buffon può solo deviare. È il delirio al San Paolo. È il primo gol dell’argentino alla Juve e lo festeggia con una danza sotto la sua amata curva B. A nulla serve sulla successiva azione il gol del 1-2 di Lemina (giunto per una distrazione della difesa più che per meriti personali del francese) che rende solo meno amaro il passivo per i bianconeri. Il Napoli, con la vittoria, riprende coraggio e sale a quota 9 in classifica. La Juve, invece, resta ancora a 5. Per trovare la formazione bianconera con 5 punti dopo sei partite si deve risalire addirittura alla stagione 1969/70 quando il Cagliari di Gigi Riva vinse lo scudetto. Le vittorie, allora, valevano due punti e la serie A era a 18 squadre. La Juve aveva quattro punti in classifica frutto di una vittoria, due pareggi e tre sconfitte ed era 13esima. Dopo i record positivi battuti da Conte, Allegri ce la sta mettendo tutta per battere anche quelli negativi.
Giovanni Genna