“Stefano Cucchi: lo Stato si auto assolve, ma non resteremo in silenzio!” con queste parole questa mattina, difronte al Palazzo di Giustizia di Napoli, la famiglia Bifolco, parenti del 16enne ucciso al Rione Traiano lo scorso 5 settembre da un colpo di pistola di un Carabiniere, perché con altri due amici sullo scooter non si sono fermati ad un posto di blocco, ha voluto mostrare la propria solidarietà, attraverso un presidio, alla famiglia di Stefano Cucchi. Dopo la sentenza del processo Cucchi dello scorso 31 ottobre che ha assolto tutti gli imputati, compresi i medici, un verdetto che uccide Stefano Cucchi due volte, e per la terza volta quando pochi mesi fa è stata abolita la legge Fini – Giovanardi per inasprimento delle pene per possesso di sostanze stupefacenti, dichiarata incostituzionale. La famiglia di Davide Bifolco con l’associazione “Davide Bifolco: il dolore non ci ferma” e con l’aiuto dei collettivi cittadini, hanno sottolineato come la legge non sia uguale per tutti, soprattutto se bisogna subire le dichiarazioni secondo cui Stefano Cucchi sia morto perché tossicodipendente, così come si dice che Davide sia morto perché viveva in un contesto difficile.
Stefano Cucchi e Davide Bifolco una vita spezzata dalle forze dell’ordine
Hanno avuto lo stesso destino Stefano e Davide, per motivi diversi, ma entrambi uccisi dallo Stato. Uno Stato che tende a nascondere sempre le proprie malefatte e che ci riesce, assolvendo tutti nonostante le evidenti prove. Crediamo ancora nei valori espressi nella Costituzione, crediamo ancora che per ogni morte di Stato ci siano delle persone oneste a tutelarci, è per questo che non vogliamo generalizzare, ma solo affermare che ci sono uomini dietro ogni divisa e che questi devono pagare per i propri errori.