Non era l’obiettivo del clan, era una vittima innocente Silvia Rutolo. Fu uccisa a 39 anni, mentre tornava a casa, dalla scuola di suo figlio. Il commando voleva uccidere un’altra persona ma quei quaranta proiettili sparati colpirono a morte anche lei. Ieri sono stati deposti dei fiori, a Napoli, per ricordarla e per fare in modo che la sua storia serva a cambiare la città.
“E’ stato un evento che ha lasciato il segno a Napoli, una grande tragedia che ci fa ricordare come oggi il tema di difendere la città da quella che è la criminalità, che in questi anni sta cambiando ma la sua violenza resta inalterata, è uno dei temi che noi dobbiamo sempre tenere davanti ai nostri occhi e deve essere sempre più importante – ha sottolineato il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi – Oggi abbiamo questo tema della violenza giovanile che spesso diventa una violenza cieca che colpisce tante vittime innocenti. Per questo il lavoro continuo di difesa della legalità, della educazione, della sicurezza deve essere portato avanti da tutta la comunità”.
Una cerimonia quella di ieri in piazza Medaglie d’oro, alla quale ha preso parte anche la figlia di Silvia Ruotolo, Alessandra Clemente. “Quella di Silvia Ruotolo è la storia di una famiglia, di una mamma, di una donna speciale – ha detto – ma è anche un percorso comune, una strada comune che deve camminare tutto un quartiere in modo particolare il Vomero Arenella ma tutta la città perché ancora si ripetono storie così drammatiche, violente e feroci e negli anni”.
La Clemente sottolinea come in questi anni “è sbocciato qualcosa di prezioso nella nostra vita che è la fondazione dedicata a a nostra madre”. “Questa fondazione fa tutto quello che le è stato tolto, fa tutto quello che nelle pagine importanti di cronaca nera non si troverà – dice – il suo sorriso, la sua vita, le sue passioni, i suoi interessi che erano molto legati alla scuola, perché mamma era un insegnante, ma anche alla natura, gli animali, l’amore per i bambini”.
Ed è proprio sui bambini che la fondazione punta molto: “Dobbiamo sottrarre i bimbi che crescono in famiglie affiliate, non è pensabile che questi bambini crescano da soli in questi contesti familiari”.
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