La donna di 56 anni, sfrattata dall’abitazione che le era stata concessa dal giudice dopo la separazione dal marito, dallo scorso 27 aprile vive in un’auto.
“Io voglio solo giustizia, voglio che la verità riaffiori. Sto lottando da anni, tutto è iniziato con una denuncia d’ufficio presentata a un centro al quale mi rivolsi a seguito delle violenze subite, e oggi mi ritrovo buttata per strada”. Dallo scorso 27 aprile vive in auto una donna di 56 anni, sfrattata dall’abitazione che le era stata concessa dal giudice dopo la separazione dal marito. Il provvedimento è stato emesso nel 2020 ed è diventato esecutivo 21 giorni fa malgrado la sospensione degli sfratti disposta a causa della pandemia. Come “mantenimento”, racconta, riceve solo 500 euro dal marito, una somma che non le consente di vivere dignitosamente e così è stata costretta a fare della sua vettura una casa.
Di giorno è in giro e si ferma dove trova posto. Di notte parcheggia nelle zone della città che ritiene più rassicuranti, per evitare di incappare in quale malintenzionato. Poi la mattina, grazie all’aiuto di qualche conoscente, riesce ad usare il bagno e farsi una doccia. “Qualcuno mi ospita – dice – per farmi usare il bagno ma purtroppo il letto non ce l’ho. Pensi che i primi tre giorni non avevo neppure il bagno…”.
Una situazione insostenibile resa ancora più grave dai rischi legati alla pandemia. La donna è mamma di due figli, di 25 e 22 anni, ed è afflitta da piccole ma fastidiose patologie. Dopo 25 anni di matrimonio con un imprenditore, si è sposata nel 1993, è stata costretta alla separazione, nel 2017. Il giudice le affidò la casa dove fino al quel momento aveva vissuto, mentre il marito si trasferì in un’altra sua abitazione.
“I dissidi con lui si sono acuiti nel corso di questi anni e – sottolinea – per me la situazione è peggiorata costantemente: percepisco un ‘mantenimento’ di appena 500 euro al mese, 400 dei quali dovrebbero andare ai miei figli, ma io con 100 euro non posso vivere. Ho anche subìto maltrattamenti fisici e morali, ma ora quello che più conta è la dignità”.