Il 21enne meccanico Luigi Galletta è stato ucciso dagli uomini del clan Sibillo solo perché imparentato con un affiliato alla cosca dei Buonerba.
Ha pagato per colpe non sue, lui che di colpe da scontare non ne aveva mai avute, a fronte di una vita, seppur giovane, fatta solo di lavoro e sacrificio. Così come non avrebbe mai pensato di avere motivi per ritrovarsi sulla strada un killer della camorra. Caduto, vittima innocente, sotto i colpi della guerra che imperversava per le strade di Forcella tra i clan Sibillo e Buonerba nell’estate del 2015. E proprio una parentela con un fedelissimo di questi ultimi, il cugino Luigi Criscuolo, è costata la vita a Luigi Galletta, che con la criminalità organizzata non ha mai avuto nulla a che fare.
Il 21enne meccanico venne raggiunto, il 31 luglio 2015, nella sua officina in via Carbonara, da Antonio Napoletano, detto ‘o nannone, nella sfrenata caccia agli assassini di Emanuele Sibillo avvenuta qualche settimana prima. Luigi, però, non aveva modo di dare quelle informazioni che Napoletano voleva a tutti i costi. Anche a quello della vita di una vittima innocente. Per il cui omicidio, Napoletano, che si è sempre professato non colpevole, è stato condannato a 18 anni di reclusione. Decisive, in questo senso, le testimonianze di alcuni pentiti, tra cui Maurizio Overa, ex affiliato al clan Mariano.
La commissione Toponomastica del Comune di Napoli ha deciso di ricordare Luigi Galletta con una targa proprio in zona via Carbonara, davanti all’officina di riparazioni moto dove lavorava ed è morto, da vittima innocente, per mano della camorra.