Intervista alla giornalista e scrittrice Maggie Van der Toorn, autrice del romanzo “Nata nel 1929: Vita di una madre”.
Cosa significa nascere nel 1929?
Lo racconta l’autrice di questo romanzo biografico dedicato a tutta una generazione che ha visto e vissuto il mondo con tutte le sue sfaccettature di quell’epoca: la crisi economica degli anni Trenta, la Seconda guerra mondiale, la rinascita della società dopo il conflitto, l’emancipazione delle donne, il periodo Hippie e la musica che accompagna ogni giro della Terra senza sosta.
Un libro dedicato ad una madre, al suo pensiero, alla sua filosofia di vita, raccontato da una figlia, con la speranza che possa essere un messaggio importante per ogni generazione, soprattutto per quella futura, come un ponte che collega eventi e luoghi senza confini, commutandoli in qualcosa di famigliare, dove poter tornare e riprendere forza.
Attesissimo, è arrivato il nuovo romanzo della giornalista e scrittrice Maggie Van der Toorn dal titolo “Nata nel 1929: Vita di una madre”, un omaggio e un ricordo di una donna e madre dell’autrice, Hendrika, detta Henny, che, con la sua vita, ha raccontato un pezzo di storia. La prefazione è di Giorgia Sbuelz.
L’autrice ha voluto far conoscere sua madre, la sua forza, il suo vissuto, la sua generazione. L’energia contagiosa di questa donna del 1929 andava assolutamente divulgata perché fosse motivo di riflessione per chi avrà letto questo libro. Ed è un romanzo pieno di sentimenti, parole, dettagli, ricordi, c’è tutto il mondo di Henny, quello dei suoi genitori, quello di Maggie, il mondo che cambia, ci sono i Paesi Bassi, l’Olanda e le sue tradizioni. Si scopre un mondo uguale dappertutto, dove quello che realmente conta è l’amore e la famiglia.
- Maggie, ben ritrovata. Non deve essere stato facile l’ultimo periodo da te vissuto, tra assistenza a tua madre e consapevolezza che non ci sarebbe stato un ritorno alla normalità. Il pensiero di far continuare la vita di Henny attraverso questo libro quanto ti ha confortato?
Grazie Daniela. Un caro saluto a tutti i lettori di Road TV! È bello ritrovarci qui. Infatti, non è stato facile. Ho affrontato la situazione come fanno tutti coloro che si trovano di fronte ad una realtà che non lascia scampo: cercando di esserci per combattere insieme ciò che non si può cambiare. Diciamo che l’idea di scrivere questo libro è nata in extremis, quando le condizioni di Henny erano già precarie, ma ancora aveva la forza di raccontare storie interessanti, pur con un filo di voce. Sarebbe stato un peccato che la sua parola e soprattutto la sua energia si fossero perse. Quando le spiegai la mia idea del libro si era perfino ripresa, e sono certa che ha resistito qualche giorno in più per conoscere i primi capitoli. Anche i medici si erano stupiti della sua resistenza al male.
- Mi è piaciuto molto l’alternarsi dei tuoi sentimenti dopo la scomparsa di Henny e il racconto di lei e della sua/tua famiglia, in un back-forward che sembra in realtà avvolto da un unico grande mantello, la vita. Come nasce questo tipo di narrazione?
Cercavo un meccanismo che rendesse interessante la narrazione, che contribuisse a un po’ di vivacità, e siccome sono anche sceneggiatrice e ho un debole per i documentari, ho deciso di strutturare il romanzo in questa maniera. Ma tutto è avvenuto con molta naturalezza. Dici bene Daniela, che la narrazione è avvolto da un unico mantello, la vita, e sono felice che hai percepito questo messaggio. È proprio così: credo che bisogna raccontare la vita di come ci si presenta davanti, nel bene e nel male.
- Hai raccontato, in questo libro, uno spaccato di storia, delle persecuzioni dei nazisti sugli ebrei, hai raccontato il coraggio di tua madre, il suo carattere risoluto. Chi era Henny davvero?
Era proprio così, come si presenta nel libro: cercando sempre il lato divertente delle cose. Il suo motto era, più si ride e meglio è… Ma di fronte alle ingiustizie e alla violenza era ferma e decisa, senza sorriso, con una grande determinazione di lealtà, pronta ad aiutare tutti. Casa nostra era un porto di mare, davvero, c’erano spesso persone che si confrontavano con lei e uscivano più felici dalla porta di casa.
- Come sei riuscita a raggruppare i ricordi della tua famiglia e scegliere poi di quali parlare? Immagino che il libro sarebbe stato molto più lungo delle sue 270 pagine se non avessi fatto una scrematura.
Ci sono centinaia di foto e di lettere datate un secolo fa, un vero tesoretto. Ovviamente ero già a conoscenza della storia della famiglia, ma i documenti mi hanno aiutata a fare mente locale e mettere insieme tutti i pezzi del puzzle. Ad un certo punto bisogna dire basta, altrimenti si rischia di diventare prolissi. Mi sono fermata nel 1968 perché la foto di me e mia madre su un sentiero è stata la prima foto che ho trovato dopo la sua scomparsa, quindi sono partita da lì per concludere e poi ripartire dai giorni nostri e chiudere il cerchio. Anche per me è stato un viaggio interessante perché documentandomi sono venuta a conoscenza di tanti eventi storici di cui non avevo idea. Certo, intrecciare tutto è stato un lavoro arduo, ma piacevole ed illuminante.
- Tua madre Henny è stata una donna che aveva sposato un uomo omosessuale e dal quale poi aveva divorziato, argomento che tua mamma non aveva comunque mai condannato. Secondo te essere così all’avanguardia per lei è stato un fatto naturale, oppure era una donna di grande intelligenza?
Sai Daniela, ho avuto dei dubbi se raccontare di questo matrimonio perché mia madre non ne parlava volentieri. Ma era giusto dirlo, proprio per il messaggio che ne segueè di emancipazione e uguaglianza. Diciamo che Henny è stata sempre di mentalità aperta, ha dato tanto, ha amato e ha lasciato impronte d’amore ovunque sia passata. In risposta alla tua domanda direi che è stata una sua dote naturale.
- Hai raccontato anche di tuo padre Willem Van DerToorn, che coppia erano Henny e Wim?
Mio padre adorava mia madre e la trattava benissimo. Lavava i piatti, faceva la spesa, aiutava a pulire, faceva di tutto per farci stare bene. Mi veniva sempre a svegliare con la colazione in mano. Hanno avuto una storia incredibile perché si sono sposati dopo una settimana che si erano conosciuti, proprio da film. Questo andava raccontato. Magari vorresti sapere se litigavano? Certo, e parecchio anche, ma poi tornava la pace, anche perché ballavano il rock and roll e il twist, un ottimo metodo per dimenticare discussioni inutili e andare avanti.
- E poi sei arrivata tu Maggie. Che tipo di madre è stata Henny?
Una madre libera, nel senso che mi ha lasciato fare ciò che volevo, anche se a volte comportava il contrario di quello che volevo ottenere. Diceva che dovevo imparare da sola, e solo facendomi male potevo capire dove sbagliavo, o almeno lo sperava. Se ho imparato? Sinceramente non lo so, ma spesso mia madre aveva ragione, questo sì. Ha sempre dedicato tanta attenzione al suo aspetto. Era sempre impeccabile, elegante, mai volgare, attenta alla moda. Non l’ho mai vista con le pantofole o in tuta, nemmeno quando stava male. Amava cucinare ed era generosa. Mi chiedi se non aveva difetti? Certo che sì, era permalosa, e guai se rispondevo troppo bruscamente, non lo tollerava proprio. Diventare nonna per lei è stata l’evento più bello della sua vita, lo diceva sempre.
- Posso chiederti quali sono gli ultimi ricordi che hai di lei?
Il suo viso sorridente, gli occhi pieni d’amore e la sua voce dolce che mi dice di non piangere.
- Maggie, non posso che dirti che “Nata nel 1929” è un libro commovente e bellissimo e che questa storia merita di essere conosciuta. Ci saranno presentazioni qui in Italia, oppure anche in Olanda, dato che tu hai raccontato anche il tuo Paese d’origine?
Parto da Roma il 10 marzo, a giugno sarò in Costiera Amalfitana e per il resto sto ancora organizzando perché tra i corsi di scrittura che svolgo non ho ancora avuto il tempo materiale di pensarci. Spero di venire anche a Napoli! Il libro dovrebbe uscire in lingua olandese a fine maggio, magari il giorno del compleanno di Henny, il 26 se riesco, quindi, ci saranno certamente diverse presentazioni anche ad Amsterdam e nella mia città natale. Poi, vorrei tradurlo anche in inglese, affinché Henny possa girare il mondo e sarò io ad accompagnarla.
Un grande in bocca al lupo Maggie Van DerToorn e a presto.
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