di Luigi Casaretta
La Francia ha negato l’estradizione dei 10 ex terroristi rossi italiani, ormai da 40 anni nel paese transalpino. Lo ha deciso la Chambre de l’Instruction della Corte d’Appello di Parigi.
I 10 ex militanti erano stati arrestati nell’ambito dell’operazione “Ombre rosse” nell’aprile 2021; tra loro anche l’ex militante di Lotta Continua Giorgio Pietrostefani, condannato in Italia come uno dei mandanti dell’omicidio del commissario Calabresi.
Dall’Italia, per alcuni esponenti politici e soprattutto per i familiari delle vittime delle azioni terroristiche compiute negli anni ’70, non a caso denominati “Anni di piombo”c’è profonda “delusione”, parlando di una “decisione grave” che non rispetta né la sofferenza dei familiari delle vittime del terrorismo né la loro memoria. Rispetto le decisioni della magistratura francese, che agisce in piena indipendenza. Aspetto di conoscere le motivazioni di una sentenza che nega indistintamente tutte le estradizioni. Si tratta di una sentenza a lungo attesa dalle vittime e dall’intero Paese, che riguarda una pagina drammatica e tuttora dolorosa della nostra storia”. Questo il commento della Ministra della giustizia, Marta Cartabia.Il procuratore generale di Milano, Francesca Nanni dichiara: “Posso valutare nei prossimi giorni l’esistenza nell’ordinamento francese di una impugnazione del tipo di quella prevista dall’art.706 cpp, ovvero il ricorso per Cassazione, nel caso di estradizioni per l’estero”, riferendosi in particolare a Giorgio Pietrostefani e Sergio Tornaghi.
La decisione della Corte d’Appello di Parigi, ha spiegato il suo presidente, è stata motivata dal rispetto della vita privata e familiare e dal rispetto del giudizio di contumacia, previsto dagli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Per IrèneTerrel, legale di alcuni degli ex terroristi, la sentenza è andata ad applicare “i principi superiori del diritto”; le motivazioni però verranno rese pubbliche nei prossimi giorni.
La decisione, secondo quanto si apprende, può essere impugnata dalla procura generale francese. “Aspettiamo di vedere se la procura farà appello in Cassazione”, ha detto William Julié, l’avvocato che rappresentava l’Italia. Alla lettura della decisione, un gruppo di cittadini italiani, guidato dal deputato leghista Daniele Belotti, ha gridato “assassini!’; di contro i protagonisti della vicenda giudiziaria e i famigliari presenti in aula si sono invece lasciati andare a grida di gioia, lacrime e abbracci.
Ecco gli italiani condannati e fuggiti in Francia presenti in aula:
– ENZO CALVITTI, 67 anni, ex psicoterapeuta oggi in pensione ed ex Br condannato in contumacia a 18 anni di carcere per associazione a scopi terroristici e banda armata.
– NARCISO MANENTI, 64 anni, 40 dei quali trascorsi in Francia, arredatore e gestore di una società di comunicazione. E’ sposato dal 1985 con una francese dalla quale ha avuto 3 figli ed è oggi nonno. Ex membro dei ‘Nuclei armati per il contropotere territoriale’, fu condannato nel 1983 all’ergastolo per l’omicidio dell’appuntato Giuseppe Gurrieri.
– GIOVANNI ALIMONTI, 66 anni, padre di due figlie e oggi anche lui nonno, faceva invece parte delle Brigate rosse. E’ stato condannato nel 1992 a 19 anni di carcere per il tentato omicidio di un poliziotto nel 1982, Nicola Simone.
– ROBERTA CAPPELLI, 66 anni, è stata condannata all’ergastolo di isolamento per tre omicidi avvenuti a Roma: quello del generale dei carabinieri Enrico Galvaligi, ucciso l’ultimo dell’anno del 1980, dell’agente di polizia Michele Granato (9 settembre 1979) e del vice questore Sebastiano Vinci (19 giugno 1981).
– MARINA PETRELLA, 67 anni, ex Br come la Cappelli, condannata come lei per l’omicidio del generale Galvaligi, del sequestro del giudice Giovanni D’Urso, avvenuto a Roma il 12 dicembre del 1980, e dell’assessore regionale della Democrazia Cristiana Ciro Cirillo, avvenuto a Torre del Greco il 27 aprile del 1981 e nel quale furono uccisi due membri della scorta, per l’attentato al vice questore Nicola Simone (insieme a Cappelli e Alimonti).
– L’ex brigatista SERGIO TORNAGHI, 63 anni, anche lui condannato all’ergastolo, fra l’altro per l’omicidio di Renato Briano, direttore generale della ‘Ercole Marelli’.
– MAURIZIO DI MARZIO, 60 anni, sfuggito alla retata dell’aprile 2021 e arrestato in seguito, è al centro di una diatriba sulla prescrizione. Dovrebbe scontare in Italia un residuo di pena a 5 anni e 9 mesi di carcere per banda armata, associazione sovversiva, sequestro di persona e rapina. Di Marzio gestisce a Parigi da molti anni un noto ristorante, il ‘Baraonda’.
– RAFFAELE VENTURA, 70 anni, ex Formazioni Comuniste Combattenti, dovrebbe scontare 20 anni di carcere in Italia dopo essere stato condannato per concorso morale nell’omicidio del vicebrigadiere Antonio Custra, avvenuto il 14 maggio 1977, durante una manifestazione della sinistra extraparlamentare a Milano.
– LUIGI BERGAMIN, 72 anni, ex militante dei Pac (Proletari Armati per il Comunismo), è anche lui al centro di una battaglia legale per la prescrizione. Deve scontare una pena a 16 anni e 11 mesi di reclusione come ideatore dell’omicidio del maresciallo Antonio Santoro, capo degli agenti di polizia penitenziaria ucciso a Udine il 6 giugno 1978 da Cesare Battisti.
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