L’Avv. Armando Rossi sull’emendamento alla Camera al testo del D.L. Semplificazioni volto a sbloccare i crediti fiscali del Superbonus precedenti al 1° maggio 2022.
Leggo sui mass media e social media tanti canti di vittoria che alimentano speranze negli Imprenditori edili provati dalla mancanza di liquidità.
Non bisogna meravigliarsi. E’ iniziata la campagna elettorale. Governo e Partiti Tutti hanno predisposto un emendamento alla Camera al testo del D.L. Semplificazioni volto a sbloccare i crediti fiscali del Superbonus precedenti al 1° maggio 2022.
Siamo seri! Questa modifica della norma è acqua che non toglie sete a chi non beve da mesi.
Certamentei crediti maturatiante 1° maggio 2022, grazie all’emendamento al D.L. Semplificazioni (che, se non approvato, sarà parte del successivo D.L. Aiuti bis), potrebbero beneficiare della possibilità per le Banche di poter cedere anche quei crediti ai propri correntisti (professionisti e imprese).
Ma tutto ciò quando realmente si verificherà? Quanto altro tempo dovrà passare perché finalmente gli imprenditori potrannomonetizzaretutte le cessioni dei crediti ormai sospesi dalle Banche già da dicembre scorso?
Sicuramente ci vorranno tanti mesi ancora:tempo per l’approvazione del DL Semplificazione (o successivo Decreto Aiuti bis) eper emanare le relative leggi di conversione, tempi tecnici per le Banche per spalmare i numerosissimi crediti sospesi ai vari clienti professionisti e imprese!
Nel frattempo, Agenzia delle Entrate continuerà a farla da padrona, grazie all’interpretazionedelle norme vigenti in senso favorevole alle Banche (spalleggiate dai chiarimenti dell’ABI): vedi su tutte la famigerata Circolare 23/E delle Entrate che, contro ogni principio di diritto pubblico, si è elevata quasi a norma di legge, con la previsione di responsabilità a carico delle Banche in caso di inosservanza del dovere di diligenza (qualificata, peraltro), fino a quel momento mai pervenuta nella legislazione.
Banche tra l’altro che, a partire dall’1 luglio, hanno anche imposto un vertiginoso aumento delle percentuali a titolo di corrispettivo per le cessioni del credito d’imposta.
Ciò mentre le imprese edili sono anche schiacciate da un lato da solleciti di pagamento dei fornitori e dall’altro da “puntuali” e quanto mai inopportune cartelle dell’Agenzia delle Entrate.
Quindi, gli Imprenditori continueranno a subire ingenti danni di natura patrimoniale (senza neppure voler prendere in considerazione i danni non patrimoniali), in quanto non potendo monetizzare i crediti, non possono pagare tasse e imposte, i loro dipendenti, il materiale necessario all’esecuzione dei lavori (i cui costi, in meno di due anni, si sono triplicati).
Etutti questi debiti che gli Imprenditori sono costretti ad accollarsi, generano interessi, sanzioni, danno luogo a rivalutazione monetaria e possono sfociare in contenziosi legali defatiganti e costosi.
Ancora, molte Imprese hanno dovuto ricorrere a fidi, finanziamenti ponte, salati scoperti di conto, da pagarsi in maniera celere, al contrario dei lunghi (ed inaccettabili) tempi occorrenti alle Banche per verificare la correttezza documentale dei crediti da cedere.
Vorrei inoltre evidenziare che su queste somme devono maturare interessi, legali e di mora, e le stesse devono essere rivalutate secondo gli indici ISTAT.
Perché un imprenditore, in attesa che il blocco delle cessioni sarà effettivo,dovrebbe rispondere dell’inefficienza (nel migliore dei casi) di una Banca o della sciattezza del legislatore?
Perché dovrebbe rischiare il fallimento per responsabilità altrui?
Imprenditori tutti, è il momento di riprendervi ciò che vi appartiene!
Avv. Armando Rossi