Nuove indagini su Ciro, il fossile di dinosauro campano

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Fossile di dinosauro Ciro esposto al Museo nazionale della natura di Tokyo

Ciro è stato il primo dinosauro scoperto in Italia, ed è considerato il reperto fossile più importante rinvenuto nel nostro Paese.

Nuove indagini da lunedì 19 dicembre per il fossile di dinosauro “Scipionyx samniticus“, noto con il soprannome di “Ciro“. Ad annunciarlo una nota della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento, diretta da Gennaro Leva, che spiega che i nuovi accertamenti saranno realizzati da Matteo Fabbri del Field Museum of Natural History di Chicago.

Le analisi sul fossile, attualmente custodito nell’ex Convento San Felice a Benevento, sede della Sovrintendenza, dove è ammirato ogni anno da scolaresche campane non solo (responsabile la funzionaria Mariangela Mingione), sono state autorizzate considerata l’eccezionale possibilità di ottenere nuovi dati scientifici sul reperto. Ciro è stato il primo dinosauro scoperto in Italia, ed è considerato il reperto fossile più importante rinvenuto nel nostro Paese.

Portato alla luce nel 1980 a Pietraroia (Benevento) da un privato, fu identificato solo tredici anni più tardi dai paleontologi del Museo di Storia Naturale di Milano, che si adoperarono per affidarlo alla Soprintendenza di Salerno, che aveva la competenza territoriale sul sito di rinvenimento. Negli anni successivi, il Museo di Milano restaurò e studiò con immutato interesse il reperto (1994-1999; 2004-2011).

Nel 1998 Scipionyx fu riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale come uno dei fossili più importanti nella storia della paleontologia, conquistando la copertina di Nature per il suo eccezionale stato di conservazione: caso tuttora unico al mondo, Scipionyx è un esemplare neonato, che conserva, oltre alle prede di cui si nutrì nella sua brevissima vita, una varietà incredibile di tessuti molli interni, tra cui legamenti intervertebrali, cartilagini articolari nelle ossa delle zampe, muscoli e connettivi del collo, parte della trachea, residui dell’esofago, tracce del fegato e di altri organi ricchi di sangue. Molto rimane ancora da scoprire di Scipionyx, in particolare la modalità di conservazione dei tessuti molli e alla loro organizzazione tridimensionale.