«Apple e Samsung rilasciavano aggiornamenti dannosi per costringere ad acquistare nuovi cellulari»

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Obsolescenza programmata Apple Samsung

Obsolescenza programmata Apple Samsung multate dall’Antitrust per la cifra di 15 milioni di euro complessivi: gli aggiornamenti software avrebbero ridotto la funzionalità di alcuni smartphone.

L’Antitrust ha sanzionato Apple e Samsung per 15 milioni di euro complessivi a causa degli aggiornamenti software che hanno procurato gravi inconvenienti e ridotto le funzionalità di alcuni cellulari. “Ad esito di due complesse istruttorie, l’AGCM ha accertato che le società del gruppo Apple e del gruppo Samsung hanno realizzato pratiche commerciali scorrette in violazione del Codice del Consumo. In relazione al rilascio di alcuni aggiornamenti del firmware dei cellulari che hanno provocato gravi disfunzioni e ridotto in modo significativo le prestazioni. In tal modo accelerando il processo di sostituzione degli stessi”. Spiega l’Authority in un comunicato.

“Le società hanno, infatti, indotto i consumatori, mediante l’insistente richiesta di effettuare il download e anche in ragione dell’asimmetria informativa esistente rispetto ai produttori, ad installare aggiornamenti su dispositivi non in grado di supportarli adeguatamente. Senza fornire adeguate informazioni, né alcun mezzo di ripristino delle originarie funzionalità dei prodotti”.

Le motivazioni delle multe

Obsolescenza programmata Apple SamsungNei confronti di Apple è stata altresì accertata una seconda condotta in violazione del Codice del Consumo. In quanto, fino a dicembre 2017, non ha fornito ai consumatori adeguate informazioni circa alcune caratteristiche essenziali delle batterie al litio. Quali la loro vita media e deteriorabilità. Nonché circa le corrette procedure per mantenere, verificare e sostituire le batterie al fine di conservare la piena funzionalità dei dispositivi. Alle due imprese sono state applicate sanzioni pari al massimo edittale, tenuto conto della gravità delle condotte e della dimensione dei professionisti. A Samsung 5 milioni di euro e ad Apple 10 milioni di euro (5 milioni per ciascuna delle due pratiche contestate).

In particolare, Samsung ha insistentemente proposto, dal maggio 2016, ai consumatori che avevano acquistato un Note 4 (immesso sul mercato nel settembre 2014) di procedere ad installare il nuovo firmware di Android. Che, denominato Marshmallow, era predisposto per il nuovo modello di telefono Note 7. Ma senza informare dei gravi malfunzionamenti dovuti alle maggiori sollecitazioni dell’hardware. E richiedendo, per le riparazioni fuori garanzia connesse a tali malfunzionamenti, un elevato costo di riparazione.

Obsolescenza programmata Apple SamsungQuanto a Apple, essa ha insistentemente proposto, dal settembre 2016, ai possessori di vari modelli di iPhone 6 (6/6Plus e 6s/6sPlus rispettivamente immessi sul mercato nell’autunno del 2014 e 2015), di installare il nuovo sistema operativo iOS 10 sviluppato per il nuovo iPhone7. Senza informare delle maggiori richieste di energia del nuovo sistema operativo e dei possibili inconvenienti – quali spegnimenti improvvisi – che tale installazione avrebbe potuto comportare. Per limitare tali problematiche, Apple ha rilasciato, nel febbraio 2017, un nuovo aggiornamento (iOS 10.2.1). Senza tuttavia avvertire che la sua installazione avrebbe potuto ridurre la velocità di risposta e la funzionalità dei dispositivi.

Inoltre, Apple non ha predisposto alcuna misura di assistenza per gli iPhone che avevano sperimentato problemi di funzionamento non coperti da garanzia legale, e solo nel dicembre 2017 ha previsto la possibilità di sostituire le batterie a un prezzo scontato.

Il ricorso di Samsung

“Per Samsung – si legge in una nota – la soddisfazione dei propri clienti è obiettivo primario, strettamente legato al proprio business. Samsung non condivide la decisione presa dall’Antitrust. In quanto la società non ha mai rilasciato aggiornamenti software con l’obiettivo di ridurre le performance del Galaxy Note 4″. Al contrario, si legge nella nota, “Samsung ha sempre rilasciato aggiornamenti software che consentissero ai propri utenti di avere la migliore esperienza possibile. L’azienda si vede quindi costretta a ricorrere in appello contro la decisione presa dall’Autorità”.