I profughi siriani ci sembrano una realtà tanto lontana che sembra esistere solo nei Tg nazionali. La realtà è un altra. Esistono tantissimi volontari che si sono adoperati per assistere questo mare di profughi provenienti da un’area massacrata dalla guerra che spinge milioni di profughi verso l’europa, un europa che sta creando un muro per respingere uno tsunami di disperati.
Aiuti al campo profughi siriani al confine tra la Grecia e la Macedonia
Abbiamo sentito Fabio Siniscalchi (nostro collaboratore e giornalista operativo in tutta europa) che con la sua onlus Oceanus sta fornendo un prezioso aiuto ai milioni di profughi siriani e non solo. “Stiamo dando il nostro contributo nel campo profughi di Eidomeni al confine fra Grecia e Macedonia collaborando attivamente con la Caritas, distribuendo viveri, scarpe e indumenti. In un solo giorno si possono contare arrivi nel campo anche di 10.000 persone. Secondo l’agenzia Onu per i rifugiati si tratta della più grave crisi umanitaria degli ultimi 25 anni. Al ritmo attuale, si prevede che il numero di profughi potrebbe salire a più di 4 milioni entro la fine del 2015. A peggiorare ulteriormente il quadro è il numero degli sfollati interni in Siria che, sempre secondo l’Unhcr, supera i 7,5 milioni
Questo campo è in continuo divenire. Qui accogliamo tutti i profughi provenienti dalle isole poste di fronte alla Turchia, le isole di Kos e Lesbos, quest’ultima la più martoriata per i continui sbarchi.Il lembo di mare che separa i due territorio, greco e turco, sta mietendo numerose vittime. Ci sono profughi siriani che tentano anche a remi l’attraversata, tra questi anche tanti afgani, Iracheni e iraniani che si mescolano con i siriani. Da qui partono i traghetti che li trasportano ad Atene da dove partono gli autobus per Eidomeni la destinazione finale, dopo circa 6 ore di viaggio.
Profughi, manca un corridoio umanitario
Ad Eidomeni viene gestita la problematica più importante, il freddo e la fame. Qui l’inverno è rigido ed è necessario subito garantire abiti e coperte. Da questo campo dopo uno, due giorni di assistenza i profughi vengono letteralmente girati al confine con la Macedonia, dopo di che il nulla, una marcia senza assistenza e senza sapere cosa troveranno, dopo c’è il vuoto. Manca un corridorio umanitario che garantisca il cammino di questi milioni di profughi, un ondata di siriani che scappano dalla guerra ed insieme a questi profughi afgani, iraniani, iracheni ed altre etnie
L’Onu gli fornisce lo stato di rifiugiati e la giusta assistenza medico-sanitaria, alimentare e di conforto ma non c’è un vero e proprio corridoio umanitario, ecco quello che manca, dopo di noi, in Grecia, c’è solo una lunga marcia a piedi verso l’ignoto, senza una meta precisa”
Eidoméni, confine Grecia-Macedonia
E’ un fiume di anime quello che sta attraversando a piedi mezza Europa (Fabio Siniscalchi)
La strada lunga 1 Km che porta al campo profughi di Eidomeni, ultimo paesino greco al confine nord con la Macedonia, è lastricata da autobus, ne contiamo almeno 70 ogni mattina, e possono diventare 200 entro sera. Arrivano tutti da Atene, parcheggiati di lato, in fila, aspettano di scaricare, uno per volta, il loro carico umano. Bisogna avanzare lentamente, spesso la gente stanca dal viaggio preferisce aspettare il proprio turno per strada. In un solo giorno nel campo profughi di Eidoméni possono arrivare 10.000 persone.
Ma sarebbero oltre 4 milioni i profughi siriani che hanno abbandonato il loro Paese a causa di un conflitto che prosegue ormai senza interruzioni dai primi mesi del 2011. Questa è la più grande popolazione di rifugiati causata da un unico conflitto, un popolo in marcia senza una meta certa purché sia a nord dell’Europa distante dalla guerra, distante dall’orrore.
Arrivano nel campo esausti, famiglie intere, donne anziane, in carrozzina, stringono avvolti a se bimbi di qualche mese, molti non sono equipaggiati né per la pioggia né per il freddo, e da questa tappa in avanti dovranno fare i conti con un clima avverso, la pioggia non dà tregua, l’inverno è alle porte. Si può resistere qualche giorno senza cibo, ma poche ore al gelo della notte. Più del cibo, il campo dovrà metterli in condizioni di potersi riparare dalle intemperie. Questa gente ha bisogno della solidarietà del mondo intero, non si può aspettare che striscino fino all’uscio delle nostre case per dargli una mano dobbiamo andarli a prendere e tirarli fuori dall’inferno, portarli al sicuro.
Abbiamo voluto mostrarvi chi sono questi profughi che scappano dalla guerra, mostrarvi i loro occhi pieni di terrore e di speranza con Humans of Eidomeni