Ripristinare gli ecosistemi degradati dall’uomo è il tema della Giornata Mondiale dell’Ambiente, che si tiene oggi, indetta dall’Onu. La Giornata quest’anno apre anche il Decennio delle Nazioni Unite per il ripristino dell’ecosistema: uno sforzo globale decennale per prevenire, fermare e invertire il degrado degli ambienti naturali. (Un passo verso la normalità nel verde dell’Oasi WWF Cratere degli Astroni: ripartono le attività con i volontari)
La gente in tutto il mondo mostrerà i suoi sforzi per ripristinare la natura, da piantare alberi in India a ripulire le spiagge a Hong Kong o le comunità in Kenya. Molti di più si uniranno sui social media, prendendo parte alla “Snap Challenge” per mostrare come cambieranno i loro comportamenti per essere parte del movimento. Gli hashtag della Giornata Mondiale dell’Ambiente 2021 sono #GenerationRestoration e #WorldEnvironmentalDay. Quest’anno il Pakistan è il paese ospite della Giornata, e lancia il suo progetto “Tsunami di 10 miliardi di alberi”, che punta a piantare 10 miliardi di alberi al 2023.
Secondo l’Onu, il ripristino dell’ecosistema può aiutare a proteggere e migliorare i mezzi di sussistenza, combattere le malattie, ridurre il rischio di disastri naturali e contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile al 2030.
“Un recente rapporto dell’Unep ha riscontrato che i benefici economici del ripristino degli ecosistemi sono sbalorditivi – si legge sul sito della Giornata Mondiale dell’Ambiente –. Da oggi al 2030, il ripristino di 350 milioni di ettari di ecosistemi terrestri e acquatici degradati potrebbe generare 9.000 miliardi di dollari di servizi ecosistemici, e rimuovere fino a 26 miliardi di tonnellate di gas serra dall’atmosfera. I benefici economici sono dieci volte superiori alla spesa per gli investimenti, mentre non fare nulla è almeno tre volte più costoso che il ripristinare l’ecosistema“.
I piani di ripresa dalla pandemia offrono un’opportunità unica per tracciare una nuova strada, conclude l’Onu, spostando gli investimenti verso una “economia del ripristino” che possa fornire milioni di posti di lavoro “verdi“.
Spina attaccata, e display luminoso acceso. Parte così il countdown dell’orologio per il clima italiano. Le lancette – in realtà dei numeri digitali appesi sulla facciata del dicastero di via Cristoforo Colombo, dove ha casa la Transizione ecologica – segneranno il tempo che ci divide dal contenimento dell’aumento della temperatura media globale entro gli 1,5 gradi.
E quindi dalla messa in pratica dei comportamenti giusti. Per semplificare – come ha detto il ministro Roberto Cingolani, all’inaugurazione insieme con l’amministratore delegato del Gse (Gestore dei servizi energetici) Roberto Moneta – terrà il ritmo della “volontà” e della nostra capacità “d’azione” per invertire la rotta e salvare il Pianeta dagli effetti dei cambiamenti climatici.
Il ‘climate clock‘, che è stato presentato in occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente, ha diritto di nascita a New York nel 2020: l’obiettivo è sensibilizzare sui cambiamenti climatici. E ora segna un po’ meno di 7 anni, 6 anni e 7 mesi a voler essere precisi; un tempo che può variare a seconda delle iniziative che si metteranno in campo. Come per esempio il ripristino degli ecosistemi. Tema su cui ruota la Giornata mondiale dell’Ambiente che alza ufficialmente il sipario sul decennio di impegni per prevenire, fermare e invertire il degrado degli ambienti naturali.
Cosa che può portare benefici, di qui al 2030, per 9mila miliardi di dollari in servizi ecosistemici, cancellando contemporaneamente fino a 26 miliardi di tonnellate di gas serra. E, un pallino rosso che ha il sapore dell’ennesimo avvertimento sui rischi che corre il Pianeta, lo piazza il Global footprint network: l’Earth overshoot day a livello globale – cioè il giorno in cui la Terra esaurisce il budget di risorse naturali previste l’intero 2021 – arriverà il 29 luglio, anticipando di poco meno di un mese la data dell’anno scorso.
Però l’orologio adesso può aiutare, almeno fare pressione affinché “tutti possano cogliere il senso di urgenza. L’ora che segna è l’ora della volontà“. Dobbiamo farcela, sembra dire Cingolani: “se siamo bravi e abbiamo fortuna potremmo addirittura accelerare e fare prima. Spero che la tecnologia ci aiuti. Il messaggio da mandare ai nostri figli è che loro possano fare meglio quello che abbiamo fatto noi, che non è stato un granché“.
Il ministro non può fare a meno di ricordare le “sfide fondamentali” dei prossimi mesi: dal G20 Ambiente, clima ed energia fino alla Cop26 sul clima a Glasgow (dove c’è un orologio come quello italiano), passando per la Youth4Climate e la preCop che ospiteremo nel nostro Paese. “Il tempo che questi orologi indicano è il tempo che abbiamo per agire – conclude Cingolani – un tempo che possiamo invertire” grazie alla “transizione ecologica“.
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