A 39 anni dall’omicidio di Simonetta Lamberti, vittima innocente della camorra

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Arrestato per droga il killer di Simonetta Lamberti

Il 29 maggio del 1982 Simonetta Lamberti veniva uccisa dai sicari cutoliani nel tentativo di assassinare suo padre, il magistrato Amato Lamberti. Ieri una manifestazione in sua memoria al quartiere Porto di Napoli.

Sono passati 39 anni dalla morte di Simonetta Lamberti. La piccola che il 29 maggio 1982, aveva solo 11 anni quando i sicari armati della camorra cutoliana, aprirono il fuoco su suo padre, Amato Lamberti, allora magistrato di punta nella lotta alle mafie. La piccola, si trovava in automobile con il genitore, in quanto quella giornata si erano spostati da Cava de’ Tirreni a Vietri sul Mare per trascorrere una giornata in spiaggia. Sulla via del ritorno fu raggiunta da numerosi proiettili e morì poche ore dopo, in ospedale. Vittima innocente di quel cancro chiamato camorra. Il magistrato venne ferito in maniera non grave.

 

In ricordo di Simonetta Lamberti, nella giornata del 28 maggio si è svolta una manifestazione al quartiere Porto di Napoli. Oltre alla sorella e alla mamma di Simonetta, Angela Procaccini, hanno presenziato il Consigliere Regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli, la giornalista Anna Copertino, il vicepresidente della Municipalità II Luigi Carbone e i consiglieri della V Municipalità Rino Nasti e Margherita Siniscalchi. Sono stati deposti fiori e omaggi sotto l’ulivo piantato proprio in memoria della bambina nello slargo a lei dedicato.

Simonetta Lamberti, il ricordo a 39 anni dall'omicidio

“Ricordare le vittime di camorra e sostenere i loro famigliari è doveroso – dichiara il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli –, purtroppo però in queste manifestazioni continuiamo a non vedere quegli esponenti radical chic del mondo della cultura e della politica che invece scendono in piazza per difendere i diritti dei criminali e i murales dedicati ai delinquenti. Qualcosa nella nostra società e nella nostra cultura non va, è stato sovvertito l’ordine delle cose. I criminali non vanno difesi ma attaccati e condannati, sono le vittime di camorra che devono essere ricordate, gli eroi che hanno dato la vita per la nostra terra, sono le persone perbene a dover essere difese e tutelate. Questa è la nostra posizione che corrisponde a quella della Napoli che vuol cambiare in meglio ed è per questo che la cultura e la propaganda della camorra e della criminalità vanno fermate cominciando con la rimozione dei murales e degli altarini dedicati a boss e delinquenti che chiedevamo da tempo e che ora grazie al Prefetto, al questore e alle forze dell’ordine sta avvenendo”, conclude Borrelli.