Al civico 388 di corso Garibaldi, nei pressi della stazione di porta Nolana, sorge un palazzone moderno che è sede di numerosi uffici.
Tra questi c’è anche la famigerata Opera Nomadi, da qualche giorno sotto i riflettori della cronaca cittadina dopo che l’incendio del campo Rom di via del Riposo ha riportato l’attenzione dell’opinione pubblica sul problema – mai risolto – delle condizioni abitative e igieniche delle baraccopoli e della scolarizzazione dei bambini nomadi.
L’Opera Nomadi e il progetto – mai realizzato – di scolarizzazione dei bambini Rom.
L’incendio del campo di via del Riposo, divampato per cause e ragioni non ancora chiarite in seguito ad alcuni contrasti tra i Rom e gli abitanti della zona limitrofa al campo, oltre a rendere definitivo il trasferimento di circa 400 famiglie Rom nel campo di via Brecce a Sant’Erasmo, ha portato alla luce anche altri, scabrosi dettagli: come documentato in esclusiva dalle telecamere di Road Tv Italia, le condizioni igienico-sanitarie delle abitazioni erano indecenti, e assolutamente inadatte ad ospitare bambini. Bambini che, oltre a essere esposti al rischio di malattie e infezioni, si sono rivelati quasi completamente analfabeti. Eppure, qualcuno avrebbe dovuto pensare alla loro istruzione. Quel “qualcuno” è l’Opera Nomadi, associazione nazionale che si occupa dei Rom e a cui a quanto pare era stato affidato un progetto, finanziato con soldi pubblici, per la scolarizzazione dei piccoli Rom. Un progetto che però non è mai stato realizzato.
La nostra inchiesta.
Road Tv Italia ha deciso di indagare per vederci più chiaro in questa vicenda, ed è andata a cercare i responsabili dell’Opera Nomadi. Ma senza successo. Perché qui, al civico 388 di corso Garibaldi, sede legale dell’associazione, i dirigenti dell’Opera Nomadi nessuno li ha mai visti.
Opera Nomadi fantasma: nel palazzo della sede legale nessuno li ha mai visti.
“Noi non sappiamo chi sono, cosa fanno, se sono mai esistiti e se esistevano o esisteranno”. Una rivelazione scioccante, quella di un dipendente di un’organizzazione affine all’Opera Nomadi, la Federazione Indipendenti dei Lavoratori Stranieri in Europa e nel Mediterraneo, che da quasi 5 anni ha sede nello stesso stabile dell’Opera Nomadi. Ma che con i suoi dirigenti non ha mai avuto contatti. “Noi qui non li abbiamo mai visti, non sappiamo neanche che faccia hanno“ continua il dipendente della FILSEM, che preferisce mantenere l’anonimato. “Strano, visto che siamo associazioni che si occupano di problematiche convergenti. Avremmo anche potuto collaborare, ma loro qui non si sono mai visti”. Chiediamo se sia a conoscenza dei fondi ricevuti dall’Opera Nomadi per il progetto di scolarizzazione dei Rom mai avviato. “No, non ne sapevo niente. Noi di solito non lavoriamo con i Rom, perché quando ci abbiamo provati siamo dovuti scappare”. Come mai? “Problemi di sicurezza”, ci spiega. “Evidentemente i Rom non gradivano la nostra presenza all’interno del campo, quindi non abbiamo potuto dare l’aiuto che speravamo”.
Criteri oscuri per l’assegnazione dei fondi pubblici.
La FILSEM si occupa trasversalmente di tutti i migranti. “Quando vengono da noi, gli diamo un aiuto in base al loro tipo di problematica”. Un aiuto che costa caro ai volontari della federazione, che è autofinanziata e non ha mai ricevuto soldi pubblici. “Abbiamo partecipato a numerosi bandi, ma non abbiamo mai vinto l’assegnazione di nessun progetto”. Perché? “Beh, è semplice. Per questioni di colore politico. Noi non abbiamo mai voluto schierarci politicamente, quindi non abbiamo mai ricevuto finanziamenti pubblici. Poi, magicamente, alcuni dei progetti che noi abbiamo presentato sono ricomparsi sotto un’altra foggia e un altro nome, e sono stati realizzati da altre associazioni”. Quindi lei sta dicendo che l’assegnazione di fondi dipende dallo schieramento politico dell’associazione che ne fa richiesta? “In pratica sì”. La vicenda si colora a tinte fosche, e la domanda su che fine abbiano fatto i finanziamenti per la scolarizzazione dei bambini Rom assegnati all’Opera Nomadi si fa ancora più pressante.
Che fine hanno fatto i soldi per il progetto di scolarizzazione?
Continuiamo la nostra ricerca, ma nel palazzo al civico 388 di corso Garibaldi nessuno conosce i dirigenti dell’Opera Nomadi. Riproviamo allora a citofonare. La seconda volta siamo più fortunati. Ci risponde una segretaria, che ci spiega di non essere autorizzata a rilasciare dichiarazioni. Ci lascia però un numero di telefono, quello della Presidente dell’Opera Nomadi, la dott.ssa Caroscio. La sua gentilezza scompare magicamente quando accenniamo ai fondi per il progetto di scolarizzazione mai realizzato. “Lei ne sa qualcosa?” chiediamo. La risposta è un “no” secco, seguita subito dopo dal rumore sordo della cornetta del citofono che viene riagganciata. Il mistero si infittisce. Proviamo a telefonare più volte al numero indicatoci dalla segretaria, ma senza successo. Al cellulare della presidente dell’Opera Nomadi risponde perennemente il laconico messaggio della segreteria telefonica. A quanto pare, la vicenda dei fondi incassati e mai spesi sembra destinata a restare un punto interrogativo senza risposta.
19 marzo 2014