La notte degli Oscar, arrivata con due mesi di ritardo, vede il trionfo della cinese naturalizzata americana Chloé Zhao che si porta a casa con ‘Nomadland‘ i tre premi più importanti: miglior film, miglior regia e migliore attrice Frances McDormand. Delusione per l’Italia che puntava molto sull’Oscar a Laura Pausini per la miglior canzone. Niente da fare neppure per ‘Pinocchio‘ di Matteo Garrone candidato per miglior trucco e parrucco e per i migliori costumi.
Quest’anno a differenza di quanto non sia avvenuto con il Bafta o i Golden Globes, l’Academy ha voluto che i nominati partecipassero tutti in presenza, tra il Dolby Theatre, Union Station e altri hub a Londra e Parigi. Le danze si sono aperte alle 23 italiane con il tappeto rosso più famoso del mondo. Hanno fatto seguito, dalla mezzanotte e mezza, 90 minuti di segmento registrato (“Oscar into the Spotlight”) e poi si entra nel vivo.
La 93esima edizione degli Oscar del cinema inizia con Regina King che apre la cerimonia con un omaggio alle vittime del Covid. (Jacqueline Hoyt firmerà la serie su Audrey Hepburn).
MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE. Va a Emerald Fennell la prima statuetta della serata per “Promising Young Woman” che ha diretto. Fennell è stata nominata anche come miglior regista così come Chloè Zhao. E’ la prima volta che due donne vengono nominate in questa categoria nella stessa edizione.
MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE. Christopher Hampton e Florian Zeller vincono con “The Father” che vede Anthony Hopkins protagonista. Hampton e Zeller si sono collegati in remoto.
MIGLIOR FILM STRANIERO. Vince il danese “Un altro giro” di Thomas Vinterberg, il film che racconta la storia di un professore delle superiori che passa un intera giornata con i suoi amici in uno stato di completa ubriachezza. Il regista ha impiegato 7 anni per realizzare questa pellicola. “Volevamo fare un film che celebrasse la vita”, ha detto Vinterberg accettando la statuetta.
Con la voce rotta dalla commozione, il regista danese ha dedicato l’Oscar alla figlia, Ida, morta a 19 anni in Africa in un incidente d’auto, quattro giorni dopo aver scoperto dal padre, creatore con Lars von Trier di Dogma 95, di essere stata scelta per il film. “Lei sarebbe stata qui, avrebbe dovuto fare parte del film e adesso avrebbe applaudito e gioito con me. Le avevo mandato la sceneggiatura, dove avrebbe fatto la parte della protagonista. Era entusiasta. Purtroppo è morta. Questo è un miracolo e lei fa parte di questo miracolo“. ,
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA. Daniel Kaluuya vince l’Oscar come miglior attore non protagonista nelfilm “Judas and the Black Messiah“. “Grazie Dio, grazie Dio, non sarei qui senza la tua guida e protezione. A mia madre che mi ha dato tutto, a mia sorella e alle mie nipoti e agli amici in tutto il mondo. E grazie a Hampton, siamo fortunati ad aver vissuto in un’epoca in cui ha vissuto lui“.
E’ il messaggio con dedica di Daniel Kaluuya, premiato come miglior attore non protagonista nel ruolo di Fred Hampton per “Judas and the black messiah”, film che racconta la storia del leader delle Pantere nere ucciso dall’Fbi. “Sei stato su questa terra solo ventuno anni – ha aggiunto Kaluuya – e sei stato in grado di nutrire e dare assistenza a tanti. C’è molto lavoro da fare, cominciamo da martedì che stasera c’è tanto da festeggiare. Amore e pace per tutti noi“.
MIGLIOR TRUCCO E PARRUCCO. Va a “Ma Rainey’s Black Bottom” l’Oscar per il miglior trucco e parrucco. Resta a bocca asciutta l’Italia che era candidata con “Pinocchio” di Matteo Garrone.
MIGLIORI COSTUMI. Vince ancora “Ma Rainey’s Black Bottom” che batte Massimo Cantini Parrini candidato per “Pinocchio” di Matteo Garrone.
MIGLIOR REGIA. La cinese Chloé Zhao è la seconda donna a vincere questa statuetta nella storia dell’Oscar: premiata per ‘Nomadland’ E’ stato il trionfatore dello scorsa edizione (come vuole la tradizione) Bong Joon-ho ad aprire la busta per annunciare il vincitore in collegamento da Seul. Chloé Zhao è diventata la prima cinese e la prima asiatica a vincere un Oscar come miglior regista, e la seconda donna in assoluto.
Nata a Pechino nell’82, Zhao è cresciuta negli Stati Uniti, dove ha studiato cinema alla New York University Tisch School of Arts. Il suo primo lavoro era stato “Songs my brothers taught me”, che racconta la relazione tra un nativo americano Sioux e la sorella minore. La sua vittoria sembra uno schiaffo al governo di Pechino, che aveva ordinato ai media di oscurare l’evento dopo che la regista aveva criticato il Dragone. Zhao, nel ricevere l’Oscar, ha raccontato un episodio della sua adolescenza: “Quando ero bambina – ha detto – mio padre e io facevamo questo gioco. Imparavamo a memoria classici della poesia e li recitavamo a vicenda, con il compito di finire la frase dell’altro“.
MIGLIOR SONORO. Vince “Sound of Metal” e ad annunciare il vincitore è statoil protagonista della pellicola di Darius Marder, Riz Ahned.
MIGLIORI CORTOMETRAGGI. Va a “Two Distant Strangers”, di Travon Free e Martin Desmond Roe, l’Oscar per il miglior corto live action. Miglior cortometraggio d’animazione è invece “If anything happens I love you”, scritto e diretto da Will McCormack e Michael Govier.
MIGLIORO FILM DI ANIMAZIONE. “Soul”, prodotto dalla Pixar, ha vinto l’Oscar come miglior pellicola d’animazione. E’ la storia di un aspirante musicista jazz in bilico tra la vita e la morte. Diretto da Pete Docter e Kemp Powers, è il primo film della Pixar con protagonista un afroamericano, che nella versione originale ha la voce di Jamie Foxx.
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO DOCUMENTARIO. Vince “Colette”, corto co-prodotto da Oculus e Respawn Entertainment,racconta la storia di Colette Marin-Catherine che fa i conti con il doloroso passato che ha visto suo fratello morire im un campo di concentramento nazista.
MIGLIOR DOCUMENTARIO. “My Octopus Teacher”, diretto da Pippa Ehrlich e James Reed, vince l’Oscar come miglior documentario. Parla dell’amicizia tra un uomo e una femmina di polpo.
MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA. Vince a sorpresa l’attrice sudcoreana Yuh-Jung Youn per il film “Minari”. Niente da fare per Glenn Close che, con l’ennesima delusione, detiene il record di attrice con più candidature (otto) ai Premi Oscar senza mai averne vinto. Sul palco Yuh-Jung Younscherza con Brad Pitt, il bello di Hollywood che ha annunciato la sua vittoria dicendo: “finalmente“. Poi si dichiara sinceramentesorpresa di aver avuto la meglio su attrici del calibro di Glenn Close. Conclude ringraziando i suoi figli che l’avrebbero “costretta a lavorare“.
MIGLIORI EFFETTI SPECIALI. La statuetta va a Andrew Jackson, David Lee, Andrew Lockley e Scott Fisher per “Tenet” di Christopher Nolan.
MIGLIOR SCENOGRAFIA e MIGLIOR FOTOGRAFIA. “Mank” vince in entrambe le categorie. Sonoi primi Oscar della serata pera pellicola diretta da David Fincher (produzione Netflix)che ha ottenuto più nomination alla 93esima edizione, dieci.
MIGLIOR MONTAGGIO. Il premio va a “Sound of Metal” di Darius Marder. Il film ha già fatto la storia con la nomination di Riz Ahmed miglior attore protagonista, il primo musulmano nominato in questa categoria.
MIGLIOR COLONNA SONORA ORIGINALE. Vince il film della Pixar “Soul”.
MIGLIOR CANZONE. Niente da fare per Laura Pausini. La cantante emiliana, favorita alla vigilia, vede sfumare la possibilità di vincere l’Oscar, beffata al traguardo da “Fight for Your”del film “Judas and the Black Messiah”. H.E.R aveva già vinto il Grammy e ora si è portata a casa l’Oscar. “Sono davvero davvero grata“, ha detto ritirando la statuetta, “non solo per la vittoria ma per il fatto di essere parte di una storia così importante“.
MIGLIOR FILM. Vince l’Oscar come miglior film dell’anno ‘Nomadland‘ di Chloé Zhao, che ha già vinto per la regia.
MIGLIOR ATTRICE: Frances McDormand il suo terzo Oscar da protagonista per ‘Nomadland’.
MIGLIOR ATTORE. Vince Anthony Hopkins per ‘The Father – Nulla è come sembra’. L’83enne attore gallese aveva vinto un altro Oscar nel 1992 per ‘Il silenzio degli innocenti’.
Nulla da fare per Laura Pausini, candidata per la miglior canzone originale con “Io sì (Seen)” (che ha conquistato il Golden Globe) che ha registrato la sua performance accompagnata al pianoforte (rosso scarlatto per l’occasione) da Diane Warren, sul palco del nuovo museo dell’Academy di Los Angeles. Smoking nero per la 12 volte candidata agli Oscar Warren (quest’anno con Pausini) e completo pantalone di lamè d’oro per l’artista italiana, che a causa delle restrizioni per il coronvirus non ha potuto portare con sé la figlia Paola di 8 anni.
L’Oscar per costumi e quello per trucco e parrucco non va all’Italia.A vincere, in entrambe le categorie, è stato “Mar Rainey’s black bottom”, il film destinato a essere tra i grandi protagonisti della serata. Ma resta la splendida avventura del nostro “Pinocchio”. Dalia Colli, livornese di 44 anni, era alla sua prima nomination per il trucco da parte della Oscar Academy, ma la bravura dimostrata in “Pinocchio” le era già valsa il David di Donatello un anno fa.
Il fiorentino Massimo Cantini Parrini, 50 anni, invece era in corsa per i migliori costumi. Entrambi, assieme all’altro truccatore in gara, Mark Coullier, hanno fatto un grande lavoro. Come in un laboratorio artigiano del Rinascimento, Matteo Garrone ha dato al suo “Pinocchio” il taglio della fiaba classica realizzando un altro film tutto italiano, dopo “Il racconto dei racconti”.
Un discorso contro l’odio, figlio di una donna cresciuta in Louisiana sotto il razzismo, che gli ha insegnato a non odiare. Tyler Perry, attore, regista e produttore, ha rubato la scena nel ricevere il premio umanitario Jean Hersholt per il suo impegno civile, al servizio dei bisognosi.
Perry ha ricordato l’ispirazione della madre nella sua apertura verso il prossimo. “Ogni volta – ha spiegato – mettevo il piede a terra dal letto e trovavo qualcuno, ed era qualcuno che mia madre aveva deciso di ospitare per toglierlo dalla strada”. L’attore ha donato milioni di dollari a organizzazioni come Feeding America e Charity Water per aiutare gli homeless e finanziare le battaglie contro il razzismo.
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