L’attaccante del Napoli, Victor Osimhen, parla del rapporto con la città e promette: “Se vinciamo invento un nuovo ballo”.
Dopo il brutto infortunio, con “l’esplosione della faccia”, Victor Osimhen è tornato protagonista. Dopo due mesi e mezzo, domenica ha giocato titolare e ha segnato contro il Venezia. Adesso vuole trascinare lontano il “suo” Calcio Napoli e si dice pronto a “inventare un ballo” in caso di successo con la magia azzurra. Dalle colonne de “La Repubblica”, l’attaccante nigeriano ha raccontato la frattura dello zigomo. “Ho sentito subito che la faccia mi era esplosa. E appena mi sono toccato sulla guancia sinistra non avevo più sensibilità. Ho avuto problemi anche a dormire: se mi giravo su quel lato, faceva male. Però ho recuperato le forze, trascinato dalla voglia di giocare e di migliorare, proprio sui colpi di testa. Non sono tipo da frenare la mia esuberanza, mai fatto calcoli, anzi ho sempre cercato di rimettermi in piedi subito, senza piangermi addosso. Non ho paura di farmi male, se perdo mi arrabbio”, ha affermato il centravanti del Napoli.
“Vengo da Lagos, in Nigeria, ma sono originario di Osun, uno stato del sud dove convivono cristiani come me e musulmani. Ho perso mia madre subito: io sono l’ultimo figlio, ho tre sorelle e fratelli. Papà non trovava lavoro, così ci siamo spostati nella capitale: una sorella vendeva arance, un fratello giornali, io pulivo grondaie e tagliavo erba. Tutto, pur di sopravvivere. Mio fratello più grande, Andrew, ha rinunciato a studiare, per mantenere me appena sono entrato nella scuola calcio. Devo riconoscenza a lui e alla mia famiglia. Le radici sono importanti”, ha continuato Osimhen. “Al Napoli ho trovato compagni molto solidali. Quando c’è da fare una raccolta fondi o trovare dei soldi per un’iniziativa Koulibaly mi dice: dimmi, chiedimi, cosa posso fare? Non è il solo, anche Fabian Ruiz e Mertens sono sempre disponibili”, ha detto ancora l’ataccante del Napoli.
“Abito a Posillipo, al piano terra. E anche se posso passare per ingenuo non mi immaginavo una città così calda e pazza per il calcio. Solo ora mi rendo conto di come possa essere stato difficile per Maradona trovare un po’ di intimità e sopportare la pressione. Mi piace la musica: ascolto Olamide e altro rap, canzoni che mi danno la carica. Ciò non dopo la partita, quando ho bisogno di rilassarmi ascolto musica dance o soul. Giuro che se succede una certa cosa m’invento un nuovo ballo in campo. Una Victor-victory dance”, ha concluso Osimhen, senza pronunicare anche lui la parola scudetto, che a Napoli è tabù.