Al Pan la mostra fotografica di Marco Craig “Witness 1:1”

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marco craig

Sabato 11 giugno sarà inaugurata presso il PAN|Palazzo delle Arti di Napoli, il grande progetto fotografico di Marco Craig dal titolo Witness 1:1, a cura di Marina Guida.

Dal 12 giugno al 4 luglio 2022, il Pan Palazzo delle Arti di Napoli, in via dei Mille, ospiterà il grande progetto fotografico di Marco Craig dal titolo “Witness 1:1”, a cura di Marina Guida. Per la prima volta a Napoli, un nucleo di opere inedite del fotografo milanese, tra i più apprezzati del momento, autore di servizi e copertine per prestigiose riviste tra le quali: Wallpaper, Vogue, Elle, Vanity Fair, Brutus Japan e molte altre.

Al centro del percorso espositivo spicca una meticolosa indagine dell’artista alla ricerca di tutti quegli oggetti o indumenti che siano stati a stretto contatto fisico con atleti e sportivi, divenuti testimonianza di eventi memorabili e in certi casi passati alla storia. Il lavoro artistico di Marco Craig lo porta ad incontrare collezionisti, aziende, musei, atleti ed ex atleti e tramite loro, ascoltare le storie e le emozioni che si nascondono dietro ogni oggetto o indumento.

Cimeli sportivi che diventano opere d’arte: l’oggetto fotografato viene inserito in buste di plastica trasparenti, pressurizzato con la tecnica del sottovuoto, così da preservarne l’integrità ed escludendolo da ogni inquinamento esterno. Ad ogni busta viene applicato un cartellino scritto a mano, che narra con pochi ma essenziali tratti, quasi didascalici, la storia a cui l’oggetto è legato, restituendo così per ciascuno la propria unicità.

L’opera viene poi stampata in scala 1:1 in una logica di corrispondenza con l’oggetto ripreso. Volutamente seriale “Witness 1:1” vuole, attraverso la ricerca, essere un piccolo documento storico-artistico che parli di emozionanti storie di sport (e non solo), dove l’uomo e il design sono stati insieme testimoni e protagonisti.

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Una racchetta da tennis, una tuta da sci, una bicicletta, ed infiniti altri oggetti del culto sportivo, degli ex voto contemporanei, messi sottovuoto, schedati, così come si fa con le opere d’arte, vengono immortalati dallo scatto di Marco Craig che li riconsegna ad una storia a cui peraltro già appartengono, ma lo fa con il filtro dell’arte perché possano acquisire una delicatezza e un’ulteriore bellezza che solo essa può conferire.

Scrive Marina Guida: «Uno studio di ricerca, una mostra, la costruzione di una wunderkammern avente come unico tema lo sport, ma capace di schiudere lo sguardo e la mente a tutta una serie di cardini attorno a cui ruota il lavoro di Marco Craig.

Un progetto che potrebbe definirsi enciclopedico, per la sua complessità attivata dal bisogno di “fermare la memoria”, un evento espositivo che, nella sua tappa di Napoli, non può prescindere da una riflessone sulla città antica, quella dei giochi Isolimpici istituiti nella città partenopea all’incirca nel II d.C. Grazie alla volontà dell’Imperatore Augusto, a partire proprio dalla costruzione del Tempio ad essi destinato, così come ci permette di scoprire che l’anfiteatro di epoca romana della città di Capua è stato modello per il più celebre Colosseo romano.

E se facciamo un salto temporale in avanti non possiamo non parlare di Diego Armando Maradona, così celebre, anche grazie a Napoli, e così importante per Napoli stessa, tanto da essere diventato simbolo dell’indole sportiva della città, quasi una divinità laica.»

La mostra costituisce un occasione per accendere la curiosità di chi osserva, attorno a quella che è la genesi di un processo tanto sportivo quanto necessariamente culturale. Solo l’arte può attribuire molteplici significati e altrettante chiavi di lettura ad opere che possiedono già, intrinsecamente, la capacità di attrarre un variegato campionario di pubblico: appassionati di storia dell’arte, dello sport, della ricerca, tutti sono chiamati, nello stesso tempo e nello stesso luogo, a focalizzare l’attenzione sull’oggetto, sul testimone di un’azione e di un momento storico, che travalica ogni definizione, qualsivoglia classificazione.

Un racconto, quindi, che non si realizza per settori, ma che apre necessariamente a variegati punti di vista: ed è così che l’oggetto o l’indumento fotografato, ci dice qualcosa di chi lo ha usato o indossato, in quale competizione sportiva, in quale epoca storica, ed in quale luogo del mondo, conducendoci anche a riflettere sull’assetto politico di quel dato momento. Tutto si intreccia, insiemi e sottoinsiemi che aprono, a loro volta, ad aspetti che solo in soggettività si colgono e che pertanto si caricano di ulteriori significati attraverso innumerevoli letture.