Papa Francesco a Napoli: le sue parole – Tre milioni di fedeli, 60.000 persone alla messa a Piazza Plebiscito e alle 17.30 altro bagno di folla sul Lungomare per salutare i giovani, prima di lasciare la città. Tutto in diretta su Road Tv Italia
Ma riprendiamo tutti i passaggi chiave dei suoi discorsi.
Il discorso a Scampia
“La corruzione puzza, la società corrotta puzza e un cristiano che fa entrare dentro di sé la corruzione non è cristiano, puzza. Se noi chiudiamo la porta ai migranti, se noi togliamo il lavoro e la dignità alla gente, come si chiama questo? Si chiama corruzione e tutti noi abbiamo la possibilità di essere corrotti. Nessuno di noi può dire ‘io mai sarò corrotto’. No, è una tentazione, è uno scivolare verso gli affari facili, verso la delinquenza dei reati, verso la corruzione… Quanta corruzione c’è nel mondo: è una parola brutta, perché una cosa corrotta è una cosa sporca. La corruzione puzza e la società corrotta puzza, e un cristiano che fa entrare dentro di sé la corruzione non è cristiano, puzza”. Francesco ha salutato la folla di Scampia esortandola a “andare avanti nella pulizia della propria anima, nella pulizia della città, nella pulizia della società, perché non ci sia quella puzza della corruzione“. Francesco ha mostrato di conoscere bene Napoli e i napoletani: “Voi appartenete a un popolo dalla lunga storia, attraversata da vicende complesse e drammatiche. La vita a Napoli non è mai stata facile, però non è mai stata triste! E’ questa la vostra grande risorsa: la gioia, l’allegria. Siamo tutti napoletani“. Poi ha usato una parola, speranza, già pronunciata con forza da Papa Wojtyla: “Speranza”. “E’ la speranza, lo sapete bene, questo grande patrimonio, questa ‘leva dell’anima’, tanto preziosa, ma anche esposta ad assalti e ruberie. Chi prende volontariamente la via del male ruba un pezzo di speranza. Guadagna qualcosa ma ruba la speranza. La ruba a sé stesso e a tutti, a tanta gente onesta e laboriosa, alla buona fama della città, alla sua economia“. Infine, dopo la benedizione, il Santo Padre ha salutato gli abitanti di Scampia in dialetto napoletano: “A Maronna v’accumpagne“.
Durante l’omelia a Piazza Plebiscito
“Cari napoletani, largo alla speranza, e non lasciatevi rubare la speranza! Non cedete alle lusinghe di facili guadagni o di redditi disonesti. Reagite con fermezza alle organizzazioni che sfruttano e corrompono i giovani, i poveri e i deboli, con il cinico commercio della droga e altri crimini… Non lasciate che la vostra gioventù sia sfruttata da questa gente”
Poi il vibrante appello ai camorristi e a tutti i delinquenti: “Ai criminali e a tutti i loro complici Io umilmente oggi, come un fratello, ripeto: convertitevi all’amore e alla giustizia! Lasciatevi trovare dalla misericordia di Dio! Con la grazia di Dio, che perdona tutto, è possibile ritornare a una vita onesta“- Quindi ha parlato anche a nome delle madri di Napoli: “Ve lo chiedono anche le lacrime delle madri di Napoli – ha aggiunto -, mescolate con quelle di Maria, la Madre celeste invocata a Piedigrotta e in tante chiese di Napoli. Queste lacrime sciolgano la durezza dei cuori e riconducano tutti sulla via del bene“.
Infine un messaggio di fiducia ed ottimismo: “Oggi comincia la primavera e la primavera è tempo di speranza. Ed è tempo di riscatto per Napoli: questo è il mio augurio e la mia preghiera per una città che ha in sé tante potenzialità spirituali, culturali e umane, e soprattutto tanta capacità di amare. Le autorità, le istituzioni, le varie realtà sociali e i cittadini, tutti insieme e concordi, possono costruire un futuro migliore“.
Il discorso al Duomo
Duro Francesco nel suo discorso ai religiosi nel Duomo:«Quanti scandali nella Chiesa e quanta mancanza di libertà per i soldi! Io ho preparato un discorso, ma sono noiosi i discorsi. Preferisco rispondere ad alcune cose. Una suora molto anziana mi ha chiesto una benedizione articulo mortis per andare ad aprire un convento lontano. Questo è lo spirito della vita religiosa. Bisogna essere sempre in cammino. La testimonianza è camminare sulle strade di Gesù. Se il centro della vita è Gesù tutto cambia. Se ce l’ho contro il vescovo o il parroco, tutto ciò è perdere la vita. Lasciare la famiglia e l’amore coniugale non è testimonianza. Se voi religiosi non avete Gesù al centro della vita, ritardate l’ordinazione. Bisogna testimoniare con lo spirito di povertà. Esaminate le coscienze: ‘Come va la mia vita di povertà?’. Anche nelle piccole cose. Abbiamo dimenticato le opere di misericordia. La gioia che la mia vita sia piena, che ho scelto bene, che il Signore sia fedele a me, vi deve accompagnare sempre».
Poi parole di fuoco contro le gelosie e le maldicenze all’interno della Chiesa:
«Chi chiacchiera è un terrorista, che butta bombe e distrugge gli altri. Il diavolo ci tenta sempre con gelosie, invidie, lotte interne, antipatie. Tante cose che non ci aiutano a fare una vera fratellanza se noi diamo testimonianza di divisione».
Sul Lungomare di Napoli
“Una società che non tutela i giovani e i vecchi non ha futuro. Non è possibile lasciare i giovani a casa e senza lavoro, non è possibile non curarsi degli anziani, che sono custodi della tradizione e della memoria di una società”