La guerra Russia-Ucraina potrebbe essere solo l’inizio. Papa Francesco resta inascoltato.
Mai, dal secondo dopoguerra, abbiamo avuto una Pasqua di “passione” per l’Europa e per il mondo di tale tensione.
Come uomo della strada, ma con un percorso insolito, inizio qui l’analisi delle mie osservazioni e la condivisione della mia esperienza del mondo e di ciò che accade.
La guerra in Ucraina, ormai è chiaro anche ai non vedenti, è solo una guerra per procura tra Usa e Russia, e potrebbe essere solo l’inizio di qualcosa di più inquietante, perché purtroppo vede l’Unione Europea asservita ed esaltata, nonché il coinvolgimento indiretto di Cina e gran parte di altri Paesi del pianeta.
Il delirio dell’occidente: gli USA, la Finlandia, le minacce della Russia.
Tutti i “potenti” sembrano ormai innamorati delle armi e sembrano desiderare una Terza Guerra Mondiale, come se fossero in preda ad un delirio accecante. A molti, cittadini comuni, gente della strada, umili e ultimi, non è chiaro come questo possa portare a fermare la tragedia già in atto, o portare almeno ad una tregua.
Ieri mattina Mosca ha inviato una nota diplomatica agli USA dove ha minacciato nuovamente “conseguenze imprevedibili” se continueranno le spedizioni di armi a Kiev, soprattutto in caso di armi più sofisticate. E per tutta risposta il Pentagono ha annunciato “nuove armi entro 24 ore”.
Intanto, in questa follia, la cosa più sensata che sembrano pensare in Finlandia è quella di fare richiesta accelerata di adesione alla NATO. Come se in questo momento azioni scomposte e isteriche portassero pace, invece di maggior rischio.
Ovviamente la Russia non ha gradito nemmeno questo, rispondendo a tono, ed in un intervento pubblico al Georgia Institute of Technology, è stato direttamente il direttore della Cia, William Burns, ad avvertire che “data la disperazione del presidente Putin e della leadership russa, date le battute d’arresto che hanno affrontato finora militarmente, nessuno di noi può prendere alla leggera la minaccia rappresentata da un potenziale ricorso ad armi nucleari tattiche o a basso rendimento”.
Ma ormai per i “democratici” occidentali è diventata questione di principio: non esiste razionalità, diplomazia, buonsenso o pacifismo che tenga. Ogni Paese deve essere “libero e sovrano”, affermano, in qualsiasi circostanza o condizione, a rischio di restare senza il Paese stesso, sembrano sottintendere. Demonizzano quelli “né con – né con”, loro invece sono quelli “senza se e senza ma”.
La passione di Papa Francesco: “chiedo la grazia del pianto”.
In tutto ciò, l’unico lucido pare essere il Vescovo di Roma, ma inascoltato. Ieri, Venerdì Santo, nella lunga intervista andata in onda in “A sua immagine” su Rai1, ha invitato a qualcosa di speciale, qualcosa che chi scrive ha sperimentato in prima persona, e forse inconsciamente “atteso”, per veder compresa e condivisa una forte esperienza spirituale: il Santo Padre ha invitato a chiedere la grazia del pianto. Davanti al dolore, il Papa ha indicato due strade: il silenzio e il pianto. “Dobbiamo chiedere la grazia del pianto, davanti alle nostre debolezze, davanti alle debolezze e alle tragedie del mondo”. Ne sono stato commosso. E’ la passione di Papa Francesco che cerca di far comprendere agli esseri umani che arrivare a piangere per le sofferenze altrui, anche distanti da noi, ci avvicina a Cristo, ci fa comprendere il senso della vita, ci fa vivere con il cuore, e ci fa agire nel modo giusto, tenendo lontani da noi gli inganni del male e i pensieri terreni fuorvianti dei “potenti della terra”.
La strada cristiana.
Come ultima, ma non per importanza, proporrò sempre la via della fede, ovvero la visione cristiana della vita. Tutto ciò che sta accadendo ha anche (e forse soprattutto) una lettura biblica, per chi vuole aprirsi a tale prospettiva. Per questa prima, mi limito a suggerire di leggere qualcosa sul tema dell’apostasia, e iniziare a riflettere sul fatto che tutta una serie di avvenimenti degli ultimi anni e quelli in corso, possano essere parte di un’unica storia. Con tutte le conseguenze immaginabili unendo i puntini. Sperando di sbagliarci.