La seconda udienza del processo nei confronti di Patrick Zaki si è svolta presso il tribunale di Mansura ed è durata solo due minuti
Il processo nei confronti di Patrick Zaki è stato aggiornato al 7 dicembre, quando si terrà una nuova udienza. Lo ha annunciato un poliziotto in aula nel tribunale di Mansura.
La seconda udienza del processo nei confronti di Patrick Zaki si è svolta presso il tribunale di Mansura ed è durata solo due minuti durante i quali, come hanno riferito fonti del collegio di difesa, la sua legale Hoda Nasrallah ha chiesto un rinvio per poter studiare gli atti.
La legale ha chiesto inoltre una copia autenticata del fascicolo dato che finora vi ha avuto accesso solo in consultazione presso uffici giudiziari, senza dunque poterlo studiare adeguatamente. Il giudice monocratico si è ritirato per decidere sulla richiesta, hanno precisato le fonti sintetizzando quanto detto da Nasrallah a ridosso del banco del giudice.
Patrick Zaki non ha preso la parola durante l’udienza. Per giustificare la richiesta di rinvio, Hoda ha sostenuto che è stato lo stesso Zaki a chiederlo in quanto “non è soddisfatto” della difesa dato che lei ha potuto leggere gli atti in Procura solo “in fretta“, ha riferito un avvocato presente in aula che ha preferito restare anonimo.
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In tribunale Patrick Zaki è stato portato nella gabbia degli imputati in manette, che poi gli sono state tolte dopo meno di cinque minuti. Lo ha constatato l’ANSA sul posto. Qualche minuto dopo l’ingresso di Patrick nella gabbia degli imputati, prima ancora che la sua udienza iniziasse, la sessione è stata interrotta e Patrick ha parlato con due avvocati e bevuto un po’ d’acqua. Padre e sorella erano seduti a un paio di metri dalla gabbia.
In aula ci sono anche una quindicina di attivisti e amici di Patrick Zaki. A un’attivista Eipr sono stati controllati i documenti. Giornalisti hanno provato più volte a parlare con Patrick, ma sono stati fatti allontanare con moniti verbali. Lo studente è vestito tutto di bianco, il colore degli imputati nei processi egiziani. Anche oggi porta occhiali, barba e codino.
Da poco prima delle 10:30 ora locale e italiana è in corso la sessione di udienze in cui è inserita la seconda del processo a Patrick Zaki. I giornalisti sono stati ammessi con diffida dal girare video o scattare foto.
Lo studente egiziano dell’università di Bologna è in carcere in Egitto da quasi 20 mesi.
Come la prima udienza svoltasi il 14 settembre, quella odierna si tiene di nuovo davanti a una Corte della Sicurezza dello Stato per i reati minori (o d’emergenza) di Mansura, la città natale di Patrick Zaki.
Nell’ala nuova del vecchio Palazzo di Giustizia, è previsto che nell’ambito di una sessione di varie ore vengano esaminati molte decine di casi a partire da metà mattinata. La volta scorsa l’aggiornamento a oggi, dopo un’udienza di pochi minuti, fu annunciato verso le 15 ora locale e italiana. Visto il tipo di corte, si desume che l’accusa a suo carico su cui si dibatterà oggi sulla base di tre articoli giornalistici è quella di “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese“. Un reato sanzionato con un massimo di cinque anni di carcere. La corte può emettere una sentenza inappellabile in qualsiasi udienza.
È già stato confermato però da una legale dello studente che restano in piedi (si presume quindi da affrontare eventualmente in altra sede) le accuse di “minare la sicurezza nazionale” e di istigare alla protesta, “al rovesciamento del regime“, “all’uso della violenza e al crimine terroristico“: le ipotesi di reato basate sui dieci post su Facebook di controversa attribuzione.
Si tratta di crimini che gli fanno rischiare 25 anni di carcere, secondo Amnesty International, o addirittura l’ergastolo, hanno sostenuto fonti giudiziarie egiziane. Come sempre avvenuto nelle udienze per il rinnovo della custodia cautelare, è prevedibile anche per oggi la presenza presso il Tribunale di un diplomatico italiano nell’ambito di un monitoraggio processuale Ue che coinvolge paesi extra-europei come il Canada.