La profonda crisi del PD non sembrerebbe arrestarsi e questa volta non perché a parlare di svolte vi sono sempre gli stessi, ma in quanto gli “iscritti” o quelli che (in un gergo ormai caduto in disuso) si chiamavano i “militanti” sono in forte calo.
Pier Luigi Bersani in proposito compie dichiarazioni durissime; ma, intanto, ad interessarci ancor di più è una espressione di quest’ultimo molto acuta: “Un partito fatto solo di elettori e non più di iscritti, non è più un partito. Lo Statuto dice che il Pd è un partito ‘di iscritti e di elettori’. Ovviamente se diventasse solo un partito di elettori diventerebbe un’altra cosa, uno spazio politico e non un soggetto politico“. Quest’ultima differenza tra uno “spazio politico” e un “soggetto politico” va approfondita, anche perché, attualmente, il PD (sotto il peso dei fallimenti dell’euro e della politica tecnocratica dell’Europa) già è accelerato in questa direzione, anzi, il suo europeismo (la sua identità dell’euro) sta già dirigendosi a velocità sostenuta verso un vuoto politico, un palcoscenico politico privo di soggettività.
Ancor di più il flop della Fonderia delle idee di Bagnoli lo ha confermato. Ai tavoli di lavoro sono giunti non iscritti, ma elettori, non militanti ma spettatori, non giovani politici ma fan da social network; e chi ha parlato? L’unico più convincente, purtroppo, era Bassolino. La crisi del PD è ormai palese come lo testimonia la sempre più ampia diffusione di un dibattito su un europeismo che non sia per forza quello promosso dall’euro. A Bagnoli il PD ha dimostrato, e dimostra ancora con le dichiarazioni di Bersani, di essere privo di una spinta all’emancipazione, privi di una soggettività di pensiero e di pratica militante, di essere privo una progettualità politica alternativa e vincente.
Cosa dovremmo attenderci nei prossimi mesi? Un ritorno di iscritti o un aumento di elettori? Forse né l’uno né l’altro, in quanto il calo di iscritti è solo consequenziale al calo di fedeli elettori.
Probabilmente per vedere una rinascita del PD bisognerà attendere cosa accadrà nei prossimi mesi in Europa, e cioè se l’euro aumenterà i suoi consensi o li perderà insieme alle insofferenze meridionali (ad esempio la Francia) nei confronti dei tedeschi.
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