Pedonalizzazione del lungomare, la smentita del soprintendente: “Mai opposto veto”

Il Mibact si sarebbe limitato a fissare delle linee guida. Tra queste, quella di "lasciare intatti i marciapiedi". Che sarebbe stata mal interpretata dal Comune come un'apertura al ritorno delle automobili sul lungomare liberato

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Lungomare pedonale sì, lungomare pedonale no. Tra Comune e Soprintendenza continua il rimpallo senza fine, un duello in cui non mancano affondi agguerriti e dichiarazioni al vetriolo. Come l’ultima rilasciata in merito dal sindaco Luigi De Magistris (GUARDA IL VIDEO) che giudicò “fantozziana” l’idea delle automobili come patrimonio storico di via Caracciolo e promise, in caso di mancata autorizzazione da parte della Soprintendenza al progetto di pedonalizzazione, di andare avanti con la sua battaglia fino alla disobbedienza civile.

Le automobili sul lungomare? È tutto un qui pro quo

A quanto pare però non ce ne sarà bisogno: arriva oggi la smentita da parte della Soprintendenza Regionale dei Beni Culturali e Paesaggistici capeggiata da Gregorio Angelini sul tema del restauro del lungomare. “Il Mibact non ha mai espresso parere contrario alla pedonalizzazione” chiarisce in una nota il soprintendente. Semplicemente il Ministero si sarebbe limitato a elencare tre linee guida da rispettare per la riqualificazione: la sezione stradale, la pavimentazione, i criteri per la realizzazione di strutture per la ristorazione. A provocare la querelle sarebbe stato il fraintendimento del primo di questi tre punti: la sezione stradale. L’indicazione del Ministero in proposito è che “permangano i marciapiedi in quanto elemento connotativo della destinazione originaria storica e facente parte del disegno della città storica da salvaguardare”. Quel “lasciare i marciapiedi” sarebbe stato mal interpretato dal Comune come un’apertura al transito delle autovetture. Ma pare proprio che non sia così.

Sì alle aree ristorazione (con dei limiti): la Soprintendenza apre anche alle attività commerciali

Per quanto riguarda le altre due linee guida, la scelta della pavimentazione “dovrà tenere conto di una precisa indagine storica, mentre le aree da destinare alla ristorazione potranno essere collocate solo “lato monte”, per cui dovranno essere “leggere e amovibili” per preservare la visibilità verso il mare, non superare il 40% di occupazione lineare dei fronti edilizi e non “aderire” ad edifici storici. Un compromesso tutto sommato accettabile per l’amministrazione comunale, che dovrebbe assicurare una tregua temporanea con la soprintendenza (ma non si può mai sapere).

Intanto Angelini, nella sua nota, non risparmia una stoccata al Comune, ricordando che “al di là delle soluzioni progettuali”, bisogna rinnovare il “rapporto di leale e fattiva collaborazione tra istituzioni” perché l’obiettivo comune è quello di “restituire alla città decoro e dignità”. Speriamo davvero che nessuna delle istituzioni coinvolte lo dimentichi.