
Tipologie di pensioni e diritti correlati (www.roadtvitalia.it)
La questione delle pensioni è sempre un tema di grande attualità, soprattutto per coloro che si trovano a un passo dal pensionamento.
Spesso, i pensionati non sono completamente informati sui diritti e sui benefici che possono derivare dalla continuazione dell’attività lavorativa dopo il pensionamento. Questo articolo si propone di chiarire come funziona il sistema pensionistico italiano nel 2025, evidenziando come la prosecuzione del lavoro possa effettivamente aumentare l’assegno pensionistico, ma richieda alcune azioni specifiche da parte del pensionato.
Uno dei punti fondamentali da comprendere è che i contributi versati anche dopo il pensionamento non vengono persi. Al contrario, possono contribuire a un incremento della pensione attraverso un meccanismo previsto dall’INPS che consente il ricalcolo della pensione. Questo processo è noto come supplemento di pensione, un beneficio che spetta ai pensionati che decidono di continuare a lavorare e di versare ulteriori contributi previdenziali.
Come funziona il supplemento di pensione
Il supplemento di pensione rappresenta un incremento dell’assegno pensionistico già liquidato e può essere richiesto dal pensionato. Per esempio, un contribuente che al momento del pensionamento ha maturato 30 anni di contributi riceverà una pensione calcolata su questa base. Se successivamente continua a lavorare e versa altri 5 anni di contributi, ha diritto a un ricalcolo della pensione, che rifletterà l’aumento dei contributi versati.
È importante sottolineare che il supplemento di pensione non viene erogato automaticamente. È necessario che il pensionato presenti una specifica istanza all’INPS e rispetti alcune condizioni. Prima di tutto, devono essere trascorsi almeno 2 anni dalla data di pensionamento. Inoltre, il richiedente deve aver raggiunto l’età minima di 67 anni, che è attualmente la soglia di accesso alla pensione di vecchiaia.
Le diverse tipologie di pensione comportano diritti e obblighi distinti. Per chi percepisce una pensione di vecchiaia, non ci sono limitazioni nel continuare a lavorare e nessuna penalizzazione sui contributi versati. Questo significa che i pensionati possono lavorare senza preoccuparsi di perdere parte della loro pensione, potendo richiedere un supplemento ogni cinque anni, oppure ogni due anni se hanno superato i 67 anni.
Al contrario, per coloro che hanno optato per una pensione anticipata, come nel caso di Opzione Donna o Quota 100, la situazione è diversa. In questi casi, ci sono limiti specifici al reddito che, se superati (ad esempio, 5.000 euro all’anno), possono comportare la sospensione della pensione. Pertanto, è fondamentale per chi ha scelto la pensione anticipata informarsi sulle regole che disciplinano il cumulo tra stipendio e pensione.

Per i pensionati che decidono di continuare a lavorare come autonomi, la situazione è simile ma presenta alcune peculiarità. In questo caso, i contributi vengono versati alla Gestione Separata INPS o alla propria cassa previdenziale. Anche per i lavoratori autonomi è possibile richiedere un supplemento di pensione dopo un certo periodo di versamento. La normativa in materia di lavoro autonomo e pensione è complessa e spesso soggetta a variazioni, quindi è consigliabile consultare un esperto o un professionista del settore per chiarire eventuali dubbi.
Novità sulla malattia retribuita
Un’importante novità riguarda le indennità di malattia per i pensionati che continuano a lavorare. Tradizionalmente, i titolari di un trattamento pensionistico non rientravano nel periodo di “protezione” per malattia, come indicato nella circolare INPS n. 139/1982. Tuttavia, con la circolare n. 57 dell’11 marzo 2025, l’INPS ha cambiato orientamento, stabilendo che i lavoratori dipendenti già titolari di un trattamento pensionistico hanno diritto all’indennità di malattia, mentre il datore di lavoro rimane responsabile per il versamento della contribuzione per malattia.
Questa modifica è significativa, poiché offre una protezione economica ai pensionati che si ammalano mentre continuano la loro attività lavorativa. È importante, però, notare che ci sono eccezioni, come nel caso degli iscritti alla gestione separata, per i quali non è previsto il diritto all’indennità di malattia.