Più si leggono le dichiarazioni e le intercettazioni dei criminali dei rifiuti, come quelle di Gaetano Vassallo, più diviene evidente l’affinità elettiva del capitalismo camorristico con il cinismo specialistico e la metodica burocratica di Adolf Eichmann, il responsabile del comparto delle SS adibito al supporto logistico per la soluzione finale contro gli ebrei. Ciò che specificava quest’ultimo, e che saltò fuori durante il processo in Israele (oltre la valenza criminale dei suoi atti) era la totale indifferenza, e impermeabilità, nei confronti delle vittime e della portata morale dello scientifico sterminio.
Senza battere ciglio, senza poter scorgere falle di umanità, nello specialismo camorristico per lo stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti di Vassallo ritroviamo gli stessi sintomi di una mentalità paranoica e tecnocratica. Vassallo infatti informa gli inquirenti di come le operazioni di stoccaggio e smaltimento dei rifiuti venivano, e vengono, svolte con la stessa freddezza e idiozia empatica di un Heichmann, che per quanto gli riguardava si occupava dell’ottimizzazione del trasporto degli ebrei dai campi di concentramento ai campi di sterminio e di come velocizzare, e razionalizzare, praticamente l’intero processo di trasformazione dei corpi umani in anonime saponette e fertilizzanti.
Ha affermato Vassallo: “Abbiamo riempito la Campania con tonnellate di veleni, provenienti da ogni parte d’Italia. Ad esempio le ceneri degli inceneritori del Nord, gli scarti dell’Italsider di Taranto, la calce spenta dell’Enel di Brindisi e di Napoli, i veleni dell’Acna di Cengio e tanti altri rifiuti tossici”, oppure “Non abbiamo mai steso un telo di protezione dentro le discariche (…). Era un pozzo senza fondo, guadagnavo qualcosa come 150 milioni di lire al giorno”.
In questi passaggi, come in quelli dedicati all’efficienza del processo imprenditoriale camorristico, irrompe un cinismo e una mancanza di empatia “alla Heichmann”, che (contraddicendo la filosofa Arendt) non ha nulla a che fare con la banalità del male ma più con l’applicazione delle scienze alla politica e alla accumulazione capitalistica.
Per almeno trent’anni il consorzio stabilito tra clientelismo, massoneria deviata, mafia, e politica hanno fruttato al capitalismo camorristico miliardi di dollari, ed è sulla base di un cinico calcolo economico che negli anni ’80 vassallo decise di abbandonare la sua carriera nella polizia penitenziaria per iniziarne una nuova nei ranghi della criminalità organizzata cutoliana.
Ciò che manca ancora oggi è uno studio genealogico ed economico-politico del capitalismo di stampo mafioso, ma, sin dalla superficie, è ormai ovvio di come le scienze applicate, su uno sfondo di senso mafioso, giungono a livelli di “efficienza” (afferma lo stesso Vassallo) burocratica ed industriale senza pari. Molto spesso per scherzo, troppo spesso per assurdo, nel dibattito pubblico si fa riferimento all’efficienza camorristica, alla razionalizzazione del lavoro e dei processi di sfruttamento dell’uomo e dell’ambiente, per esprimere una economia capitalistica moralmente discutibile, ma che funziona e sbaraglia qualsiasi concorrente sui mercati mondiali.
Stando a quanto ci dice Vassallo, sara questo il volto osceno del capitalismo e dell’industria legale o è solo una esasperazione criminale del sistema in cui noi tutti abitiamo?