Peppe, il pizzaiolo napoletano in cucina a Tokyo

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Nella capitale giapponese Peppe ha due ristoranti, che si chiamano “Napoli sta ca” e in pochi anni sono diventati i punti di riferimento della cucina italiana

Io non sono uno chef, sono un pizzaiolo. Ma ai miei ragazzi in cucina – giapponesi e italiani – spiego come voglio che escano i piatti. Li voglio come mi ha insegnato mia nonna, le polpette, le lasagne senza besciamella, con ricotta, salame e mozzarella“: Giuseppe Errichiello, 37 anni, per tutti a Tokyo solo ‘Peppe’, ha “il cuore a Napoli e la testa in Giappone“.

Nella capitale giapponese ha due ristoranti, che si chiamano “Napoli sta ca” e in pochi anni sono diventati i punti di riferimento della cucina italiana. In questi giorni di Olimpiadi, la sua specialità, le pizze, le fa anche a Casa Italia, centro di gravità per dirigenti azzurri e giapponesi (molti) affascinati dallo stile di vita ‘azzurro’.

Il nostro successo – racconta Peppe all’ANSA – è l’originalità. Chi viene da noi deve rispettare il nostro concetto di napoletanità, non meravigliarsi se si parla a voce alta, deve inserirsi nel contesto”. (La Figc impone lo stop alle multiproprietà: De Laurentiis ha 2 anni per scegliere tra Napoli e Bari)

Per questo, ai suoi clienti non risparmia nulla, chi entra lo fa veramente per una full immersion partenopea, a cominciare da sciarpe e gagliardetti del Napoli Nippon Club da lui fondato, con le foto di Maradona ovunque. Da Napoli, Peppe se ne andò quando aveva 20 anni, dopo un’infanzia e un’adolescenza difficili.

Quello di Peppe, ormai, è diventato un business importante, 3 società di import-export di alimentazione fra Italia e Giappone, i due locali diventati in pochi anni punti di riferimento dove vanno a mangiare (ma in tempi di pandemia non manca il delivery) personalità giapponesi e vip italiani di passaggio (Peppe snocciola i nomi, fra gli altri Beppe Grillo, Zucchero e, ovviamente, il presidente del Coni, Giovanni Malagò).

Ora pensa a una serie di stage nell’istituto alberghiero di San Giovanni a Teduccio, a Napoli, per aprire la strada ai napoletani che vogliono andare a lavorare in Giappone. “Parlo giapponese – racconta – l’ho imparato lavorando. Qui ho cominciato una nuova vita, l’ho costruita da solo dopo anni difficili. Anche se si nasce sfortunati, ci si può riscattare“, aggiunge con il suo forte accento napoletano.