Secondo una sentenza della Corte Costituzionale, l’ergastolo ostativo è “incompatibile” con i principi di uguaglianza e di funzione rieducativa della pena: e ora i boss della camorra sperano in una liberazione anticipata.
L’ergastolo ostativo è “incompatibile” con i principi di uguaglianza e di funzione rieducativa della pena, dettati dagli articoli 3 e 27 della Costituzione, e con il divieto di pene degradanti sancito dalla Convenzione europea dei diritti umani: è una posizione netta, quella della Corte Costituzionale, a fronte della disciplina che “preclude in modo assoluto”, per chi è condannato all’ergastolo per delitti di mafia e “non abbia utilmente collaborato con la giustizia – osservano i ‘giudici delle leggi’ – la possibilità di accedere al procedimento per chiedere la liberazione condizionale, anche quando il suo ravvedimento risulti sicuro”.
Un anno di tempo al legislatore
La Consulta, però, rileva che l’”accoglimento immediato” delle questioni di legittimità sollevate dalla Cassazione “rischierebbe di inserirsi in modo inadeguato nell’attuale sistema di contrasto alla criminalità organizzata” e per questo dà un anno di tempo al Parlamento per intervenire: la Corte tornerà a pronunciarsi sul tema nel maggio del prossimo anno, per consentire al legislatore gli interventi “che tengano conto sia della peculiare natura dei reati connessi alla criminalità organizzata di stampo mafioso, e delle relative regole penitenziarie, sia della necessità di preservare il valore della collaborazione con la giustizia in questi casi”. E’ la terza volta – dopo il caso Dj Fabo-Cappato e la questione del carcere per i giornalisti – che Palazzo della Consulta sceglie questa strada: non un semplice monito al Parlamento, ma una scadenza temporale. L’ordinanza della Corte sarà depositata nelle prossime settimane e spiegherà nei dettagli i rilievi dei giudici.
Il caso alla Consulta e la posizione dell’Avvocatura dello Stato
A sollevare la questione era stata la Cassazione, citando le sentenze dei giudici di Strasburgo e della stessa Corte costituzionale del 2019 (quest’ultima relativa ai permessi premio): nell’udienza pubblica del 23 marzo scorso, vi era stata, sul tema, anche l”apertura’ da parte dell’Avvocatura generale dello Stato, intervenuta per conto del Governo davanti alla Consulta, la quale aveva chiesto di non bocciare le norme sull’ergastolo ostativo, considerando la possibilità di “far decantare ogni forma di automatismo e consentire al giudice di sorveglianza di verificare le motivazioni per cui il condannato non può assicurare una condizione di collaborazione” con la giustizia.
Le reazioni del mondo politico
Immediate le reazioni politiche alla decisione dei giudici costituzionali: “Occorrerà leggere con attenzione l’ordinanza della Corte, e poi rapidamente intervenire in modo puntuale, chirurgico e calibrato, per rendere la speciale disciplina dell’ergastolo applicabile agli appartenenti alla criminalità organizzata coerente con i principi costituzionali richiamati dalla Corte”, afferma il capogruppo Pd in commissione Giustizia alla Camera, Alfredo Bazoli, mentre si dicono “perplessi” i parlamentari M5s della Commissione Antimafia: “Interverremo subito a livello parlamentare, con l’obiettivo di non fare mai un passo indietro e per la tenuta dell’ergastolo ostativo”, sottolineano in una nota. “Per mafiosi e assassini l’ergastolo non si tocca, dicano quello che vogliono. E basta”, dichiara il segretario leghista Matteo Salvini, mentre il deputato Andrea Delmastro, responsabile giustizia di Fratelli d’Italia, parla di “catastrofico ma scontato esito della Corte Costituzionale sull’abolizione dell’ergastolo ostativo per i mafiosi. Non poteva che finire drammaticamente così alla luce della sterzata del Governo dei migliori e dell’avvocatura dello Stato che hanno rinunciato a insistere nella difesa dell’ergastolo ostativo”.