Siamo ancora all’inizio della sperimentazione e già tempeste di polemiche e di visioni contrastanti si sono abbattute sulla “rivoluzione” del VAR nel mondo del calcio, indice della evidente precocità e superficialità con cui lo si sta affrontando. Perché un bambino che impara a camminare è un processo di sviluppo, di progresso, di vita. Devi sostenerlo, al limite osservarlo, ma non puoi star lì a criticarlo ad ogni primo passo e ogni prima caduta. Forse qualcosa potrebbe essere ancora migliorata, o testata e a tal proposito consiglio di leggere l‘esaustiva analisi dell’abitro/avvocato Luca Marelli. Ma tutte le dinamiche che questo nuovo processo ha messo in moto sono assolutamente normali.
È normale quindi che su 13 episodi ce ne sia qualcuno errato (caso Galabinov in fuori gioco prima di subire fallo) o qualcuno dubbio non passato sotto esame VAR (rigore Perotti? Ma la norma prevede solo casi “chiari”). È normale che alcuni arbitri siano più esperti e mostrino più personalità, mentre altri si sentano assoggettati al VAR. È normale che alcuni mostrino più sicurezza e più velocità, ed altri impieghino ancora molto tempo, sia per chiederne utilizzo sia per la visione/valutazione.
Ma i suoi criteri sono in ogni caso fissati, non esiste l’utilizzo del VAR per qualsiasi situazione ma solo per le ‘match-changing situation’:
– Goal
– Rigori
– Espulsioni dirette
– Scambi di identità
Non è e non sarà mai pallanuoto, ma semplicemente sarà un calcio più moderno. E più giusto.
Le nuove generazioni che verranno, conosceranno questo tipo calcio, dove un episodio eclatante, visto in tv, sui telefonini, sui megaschermi, da chiunque e ovunque nelle nuove tecnologie anche in Live, sarà correttamente valutato; e non il “vecchio” calcio, dove l’ignaro restava proprio e solo l’arbitro, facendo diventare tutta la situazione ridicola e senza senso. E pazienza se ci saranno tempi di attesa e recuperi di oltre 10 minuti (ma perché prima, con le proteste?). Il tutto poi è destinato a migliorare: la confidenza col mezzo, la sicurezza, la velocità nei tempi. Si chiama progresso, ed eccovene 5 buone ragioni:
1) E’ stato usato fin ora in 13 casi (in otto partite) e in quasi tutti ha indirizzato verso una valutazione corretta, in base al regolamento arbitrale.
2) Le proteste sono state quasi nulle dopo le decisioni VAR, a differenza di quanto accadeva prima.
3) L’autorità dell’arbitro rispetto ai giocatori in questo modo sembra aumentare, a differenza di un calcio senza VAR, in cui un episodio errato, visto e rivisto da tutti col mezzo televisivo, rendeva l’arbitro oggetto di sanzioni interne, offese, e ridicolizzato.
4) Il tempo impiegato in tutta un’operazione di VAR è equiparabile a quello impiegato (perso) in tutti quei casi in cui i giocatori si esibivano in proteste eclatanti (a volte caccia all’uomo) per un episodio non visto dall’arbitro. Con annesso screditamento nei confronti dello stesso.
5) Un calcio più giusto, dove a norma di regolamento, verranno corretti o valutati in maniera giusta molti più episodi, che produrranno molte più partite sane e pulite. E dove vincerà, con maggior certezza, davvero il più forte.