Il 21 marzo 2013 moriva l’atleta, politico e saggista italiano Pietro Mennea e, con la regia di Richy Tognazzi, Mennea torna in vita con una fiction in due puntate, la prima delle quali andata in onda domenica 29 marzo su Rai 1. E’ Michele Riondino che, dopo aver interpretato Salvo Montalbano ne Il Giovane Montalbano, porta sul piccolo schermo l’unico duecentista della storia che si sia qualificato per quattro finali olimpiche consecutive.
“Ho passato tutta la mia vita a lottare contro il tempo, nel tentativo di sottrargli anche solo un millesimo di secondo. Non è quello che facciamo tutti? Rincorrere il tempo per capire forse che il tempo non esiste e che corriamo solo verso noi stessi. Mi chiamo Pietro Mennea sono un velocista“.
Le parole di uomo che resterà leggenda aprono la fiction a lui dedicata. La Rai regala e offre un omaggio alla carriera di Mennea, creando un ritratto che celebra e tesse le lodi dello sportivo e dell’uomo. Una vita intera viene raccontata in quei 200 minuti che non sono sicuramente sufficienti a mostrare, a raccontare tutto ciò che ci sarebbe da sapere e scoprire su colui che a lungo verrà ricordato come la freccia del sud.
La prima puntata ottiene un successo indiscusso con più di 5 milioni di telespettatori attaccati allo schermo a rivivere le gesta e le imprese che hanno consegnato Pietro Mennea alla storia. Unica nota negativa di questa prima parte è una frettolosità narrativa che le fa da padrona: l’unica parentesi a cui sembra essere dato più spazio, nonostante duri solo pochi minuti, è quella dedicata all’infanzia, quel momento in cui la passione prende vita. Qui abbiamo il tempo di immergerci nella Barletta di Mennea e conoscere l’ambiente che lo ha forgiato. Dall’incontro con Vittori alle diverse Olimpiadi, la fiction prosegue con ritmo serrato rischiando di diventare una lista dei traguardi e degli insuccessi senza lasciare al telespettatore il tempo di assimilare.
Forse la paura di tralasciare qualcosa in quei 200 minuti porta Tognazzi a “gettare” nella fiction tutte le imprese, le sconfitte, vissute dalla freccia del sud, senza concedere il tempo al pubblico di fermarsi ad assaporare quei momenti. Nonostante la velocità nel raccontare le grandi imprese dell’atleta e dell’uomo, Michele Riondino riesce a mostrare al pubblico le contraddizioni, la forza, la speranza, i dolori di un uomo che ha fatto dell’amore per lo sport la propria ragione di vita.
“Lo sport è l’esaltazione della bellezza del corpo umano: un’atleta gioca e lavora con l’unico suo strumento, il proprio corpo. Quindi l’amore per sé è fondamentale e Pietro ci insegna che ha amato così tanto il suo corpo ed era così tanto in ascolto del suo corpo che ha lasciato fuori dal suo mondo gli affetti, le origini, i sentimenti. Ecco quello è un aspetto forse un po’ patologico, però per chi vive l’amore per una disciplina e quest’amore è smodato, è incondizionato, troverà in Pietro Mennea davvero un esempio da seguire“. Ha affermato Michele Riondino in una recente intervista.
Questa sera, lunedì 30 marzo 2015, andrà in onda la seconda e ultima puntata della fiction Pietro Mennea- La freccia del sud, che racconta la storia del velocista pugliese scomparso prematuramente due anni fa. La vita di Pietro va avanti così come procedono anche gli allenamenti in vista delle Olimpiadi di Montreal del 1976. La puntata di questa sera mostrerà gli scontri di Vittori con la Federazione italiana atletica leggera da cui, infine, sarà allontanato. Scontri che porteranno Mennea, scoraggiato, a piazzarsi solo al quarto posto. Si giungerà poi a quel momento, alle Universiadi di Messico ’79, dove Pietro segnerà il record tutt’oggi imbattuto (a livello europeo) di 19’’72 sui 200 metri. Il passo successivo saranno le Olimpiadi in Russia del 1980 che vengono messe a rischio in primis dal Patto Atlantico, ma anche da alcuni eventi personali. Pietro Mennea quell’anno porterà a casa la Medaglia d’oro.
Una leggenda, un uomo e uno sportivo indimenticabile per chi ha vissuto quegli anni e per chi ne ha sentito parlare. La freccia del sud torna a vivere con il volto e l’interpretazione di Michele Rondino guidato da Ricky Tognazzi. La freccia del sud riporta il pubblico indietro nel tempo a quel sogno, a quella forza a quell’amore per lo sport che ha consacrato Pietro Mennea tra i grandi della storia italiana.
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