Più separazioni legali al Nord, ma l’incremento maggiore è al Sud

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Più separazioni legali al Nord, ma l'incremento maggiore è al Sud

Le separazioni legali tra coniugi sono più frequenti al Nord, ma l’incremento maggiore si registra al Sud Italia. Per quanto riguarda i comportamenti osservati nella formazione e nello scioglimento delle unioni coniugali, infatti, restano ancora forti specificità territoriali, anche se le distanze tra il Centro-nord e il Mezzogiorno si vanno lentamente riducendo. Nel 1995 solo in Valle d’Aosta si registravano più di 300 separazioni per 1.000 matrimoni, mentre nel 2014 si collocano al di sopra di questa soglia quasi tutte le regioni del Centro-nord (con l’eccezione di Veneto, Trentino-Alto Adige e Marche). Gli incrementi più consistenti, però, si osservano nel Mezzogiorno, dove i valori sono più che raddoppiati (ad esempio, si è passati da 70,1 a 254,0 separazioni per 1.000 matrimoni in Campania e da 95,3 a 309,4 in Sardegna). Le regioni del Nord e del Centro – che partivano da livelli sensibilmente più elevati – registrano nello stesso periodo un incremento più contenuto. L’unica eccezione è rappresentata dall’Umbria, dove il valore del tasso è più che triplicato. E’ quanto emerge dal rapporto Istat su matrimoni, separazioni e divorzi (anno 2014).

 

Separazioni legali: aumenta la quota delle separazioni per i matrimoni di lunga durata

La durata media del matrimonio al momento dell’iscrizione a ruolo è pari nel 2014 a 16,1 anni per i procedimenti di separazione, a 18,7 per i provvedimenti di divorzio. L’interruzione dell’unione coniugale riguarda sempre di più i matrimoni di lunga durata: rispetto al 1995 le separazioni sopraggiunte dal venticinquesimo anno di matrimonio in poi sono triplicate in valore assoluto, mentre quelle al di sotto dei cinque anni sono pressoché invariate (poco meno di 12mila) (Prospetto 5). Aumenta dunque la quota delle separazioni riferite ai matrimoni di lunga durata (dall’11,3% del 1995 al 20,3% del 2014) e scende la quota di quelle interrotte entro i primi cinque anni di matrimonio (dal 24,4% del 1995 al 13,3% del 2014.